Non sarà un voto vincolante, ma quello di oggi al Parlamento europeo sulla risoluzione sulla difesa Ue, che contiene il sostegno al piano di riarmo di Ursula von der Leyen, sarà altamente simbolico e chiarirà anche le posizioni delle delegazioni.
Non ci sono dubbi tra gli eurodeputati di Lega, M5S e Avs decisi a votare compattamente no. Verso il sì invece gli eurodeputati di Forza Italia, in linea con il loro gruppo, il Ppe. E verso il sì anche la delegazione di Fratelli d’Italia che, per non passare da guerrafondai, ha chiesto, secondo la proposta di Giorgia Meloni, di cambiare il nome al piano Ue, da ReArm Europe a Defend Europe.
Il Pd rischia di andare ancora una volta in ordine sparso
Verso la spaccatura va invece il Pd, dove l’anima riformista lavora per assicurare una minoranza di sostegno al testo, sostenuto per altro dalla stragrande maggioranza del Partito socialista europeo.
Non favorevoli alla risoluzione, invece, gli eurodeputati vicini alla segretaria Elly Schlein che sarebbero, al momento, orientati a votare no.
“Sono contrario all’ulteriore impennata delle spese militari. Non ci rende né più europei né più sicuri. È un azzardo zeppo di retorica e di rischi, e premia solo produttori e commercianti d’armi”, ha detto l’europarlamentare indipendente eletto nelle liste del Pd, Marco Tarquinio, in un’intervista a l’Unità.
E ancora: “La difesa comune è urgente, ma non si può fare d’urgenza. D’urgenza si sta facendo il riarmo contemporaneo dei 27 Paesi europei. Lo ripeto: siamo al riarmo contemporaneo, non alla difesa comune”.
La segretaria, dal canto suo, sembra avere optato per la strategia del silenzio sulle polemiche interne. Una strategia messa in campo anche in passato, ad esempio quando in Europa la delegazione dem votò in ordine sparso sulla produzione di munizioni per Kiev.
Nicola Zingaretti spinge per l’astensione ed evitare così una spaccatura. All’opposto di Tarquinio e Cecilia Strada infatti ci sono i dem alla Pina Picierno fortemente critici verso la linea Schlein e che hanno già deciso di votare sì.
Granitico e compatto invece il M5S sul no al riarmo Ue
E soprattutto all’opposto del Pd c’è il M5S compatto e granitico sul no al piano di riarmo. Ieri una delegazione di deputati, senatori ed europarlamentari 5 Stelle, insieme all’ex premier e loro leader Giuseppe Conte, si sono riuniti davanti la sede del Parlamento europeo di Strasburgo srotolando uno striscione che recitava “Basta soldi per le armi”.
“Stiamo andando verso un’escalation militare – ha spiegato Conte – oggi Ursula Von der Leyen ci sta portando verso una economia di guerra. Non votiamo la sua proposta. Ha recuperato la sua dimensione passata, quella bellica”, ha detto Conte.
“Da Meloni l’ennesima presa in giro. Le basta cambiare nome al piano del riarmo. Almeno Ursula von der Leyen ci mette la faccia e parla chiaramente di riarmo”, ha aggiunto il presidente del M5S.
E sul Pd: Questo “non è il giorno delle polemiche ma della chiarezza delle posizioni politiche”, “Schlein su questo punto del no al riarmo, è stata chiara e ne prendiamo atto”.
Conte ha confermato che scenderà in piazza il 5 aprile e non il 15 marzo. Nella manifestazione organizzata da Michele Serra, dice, ci sono troppe ambiguità.
Assist di Giorgetti al leader del suo partito Salvini sul no alle armi
Il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, fornisce un assist al leader del suo partito, Matteo Salvini. L’Italia “non può concepire il finanziamento della difesa a scapito della spesa sanitaria e dei servizi pubblici”, ha detto Giorgetti alla colazione dell’Ecofin, secondo quanto riferisce il Mef in una nota. Questa ipotesi “sarebbe inaccettabile”.
Quando “le esigenze di finanziamento saranno chiaramente definite. L’Italia farà la sua parte, prima però occorre definire ciò che è necessario”. Replica Salvini: “Bene Giancarlo Giorgetti, quando conferma che sarebbe inaccettabile che eventuali ulteriori finanziamenti alla difesa siano ‘a scapito della spesa sanitaria e dei servizi pubblici’. Investire in sistemi di protezione e sicurezza a livello nazionale è assolutamente utile, senza togliere fondi a sanità, scuola e famiglie”.
Ma il M5S non se la beve. “Giorgetti non sta parlando di nessun piano, non esiste l’ ipotesi InvestEu, von der Leyen l’ha escluso. E’ un gioco delle parti tra Meloni e Giorgetti. Alla fine la Lega vota tutto quello che c’è da votare, farà grancassa ai pacifisti ma poi non succederà nulla”, ha tagliato corto Conte.