Il numero chiuso resta, i quiz no. La riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina, approvata dalla Camera, è in realtà un bluff che si limita a spostare in avanti di sei mesi il momento di selezione degli studenti. Non più attraverso il tradizionale test d’ingresso, ma sulla base dei risultati degli esami del primo semestre.
Niente più quiz a crocette per il primo ingresso, quindi, ma il numero chiuso resta, in modalità differenti. La Camera dei deputati ha approvato la riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina con 149 voti a favore e 63 contrari. La riforma è però ancora in alto mare, considerando che per ora si hanno solo delle linee guida che dovranno essere rese operative dai decreti attuativi.
Di certo crediti e voti degli esami del primo semestre diventeranno decisivi. L’altra certezza, annunciata dalla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, è che ci saranno 30mila posti in più in Medicina in sette anni. “Si volta finalmente pagina”, afferma la ministra spiegando che la riforma entrerà in vigore già dal prossimo anno.
Facoltà di Medicina, stop ai test ma resta il numero chiuso
Per Bernini l’università “apre le proprie porte per formare chi desidera diventare medico: finalmente cambia un sistema che ha costretto i ragazzi a sottoporsi alla gogna di test inutili che erano diventati una specie di roulette russa con alla base una formazione costosissima e totalmente inutile”.
In effetti il tanto contestato sistema dei quiz sparisce. Ma il nuovo meccanismo di selezione rischia di avere diverse ma non meno rilevanti problematiche. L’accesso a Medicina, quindi, si baserà solamente sui primi mesi universitari, andando di certo a penalizzare chi magari ha bisogno di più tempo per adattarsi a un sistema di studio diverso da quello delle scuole superiori.
Inoltre bisognerà capire come uniformare realmente i risultati degli esami dei diversi atenei, considerando che la graduatoria finale sarà su base nazionale e che quindi alcune università potrebbero garantire un accesso meno complesso di altre a punteggi alti. In ogni caso va ricordato che i test non spariranno del tutto, perché resteranno per l’accesso ai corsi di Medicina in lingua inglese nelle università statali e per l’accesso alle università private, almeno per il prossimo anno.
Cosa cambia nell’accesso a Medicina
La prima immatricolazione alla facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria diventa libera, senza necessità di sottoporsi al test. Un sistema molto contestato e che ha sempre dato vita a ricorsi, ma che portava a una rigorosa selezione. In realtà il numero chiuso, comunque, non verrà abolito definitivamente. Difatti per proseguire gli studi bisognerà ottenere un punteggio in una graduatoria unica nazionale che si basa sugli esami dati e sui voti ottenuti nelle materie del primo semestre, che sono uguali per tutti.
Quindi la selezione avviene alla fine del primo semestre. Poi la sede di studio verrà selezionata sulla base della graduatoria nazionale, considerando le preferenze degli studenti e la disponibilità di posti negli atenei. Chi non riesce a passare questo sbarramento può proseguire nel secondo semestre frequentando un corso tra quelli di area scientifica senza perdere l’anno. Gli eventuali esami saranno poi considerati validi nel caso in cui siano compatibili con il percorso di studi.
Molti nodi centrali dovranno essere sciolti nei prossimi mesi. Per esempio in caso di fallimento nell’inserimento in graduatoria al primo anno, sarà possibile ripetere il semestre l’anno successivo? Sembra che l’intenzione del ministero sia di dare la possibilità di ripetizione solo una volta, ma per il momento non c’è nulla di certo.
Dovranno poi essere stabilite quali saranno le materie da superare nel primo semestre: si parla di biologia, chimica e fisica ma si ipotizza anche qualche primo rudimento più relativo al campo medico in senso stretto.
La maggioranza esulta, le opposizioni protestano
Per la Lega e per Matteo Salvini quella di oggi è una “giornata storica”, perché l’accesso alla facoltà di Medicina sarà “finalmente libero, permettendo agli studenti di misurarsi sulle loro competenze”. Per Elisabetta Piccolotti, di Avs, posticipare la selezione “non vuol dire eliminare il numero chiuso”: “Questa soluzione non cambierà la sostanza e costerà di più alle università, senza che vengano stanziate le adeguate risorse”.
Per Irene Manzi, del Pd, questa legge “è un bluff” che scarica gli effetti sulle università e sugli studenti. Mentre per i 5 Stelle così si illudono “gli aspiranti studenti e studentesse in medicina dicendo di aver abolito il numero chiuso, ma in realtà si tratta di un provvedimento lacunoso che farà male sia agli studenti che al Servizio sanitario nazionale”.