Prima il blocco degli aiuti umanitari, poi la sospensione dell’erogazione della corrente elettrica – che dura ormai da due giorni – e ora, come se non bastasse, una serie di raid che hanno fatto ripiombare la Striscia di Gaza nell’incubo della guerra.
Sono ore di forte apprensione nell’enclave palestinese a causa del perdurante stallo nei negoziati di pace, tenuti in Qatar, dove le parti continuano a rimpallarsi le responsabilità del mancato accordo. Israele insiste sulla necessità di una tregua momentanea per consentire la liberazione degli ostaggi, mentre Hamas rifiuta accordi a tempo e pretende una pace duratura – nella cosiddetta seconda fase del cessate il fuoco – come concordato a inizio gennaio.
Continua lo stallo nei negoziati
Le trattative, mediate da rappresentanti dell’amministrazione qatariota, egiziana e statunitense, per il movimento palestinese stanno registrando “timidi progressi”, ma per giungere a un accordo sarà necessario ancora tempo. Secondo quanto riporta il quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, sono stati gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione di Donald Trump, a sollecitare i colloqui.
Durante le discussioni, il gruppo armato ha proposto ad Adam Boehler, inviato USA per gli affari degli ostaggi, un cessate il fuoco di durata compresa tra cinque e dieci anni, senza però alcun impegno ad accettare il disarmo. Per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, questa è una condizione sine qua non per giungere alla pace. Hamas, invece, sostiene che una tale ipotesi sarà possibile “solo nel caso in cui venga definito un chiaro percorso politico verso la creazione di uno Stato palestinese”, richiesta che l’amministrazione di Tel Aviv rifiuta categoricamente. Il negoziato procede, ma la distanza tra le parti resta ampia e non lascia presagire nulla di buono.
La Striscia di Gaza ripiomba nell’incubo della guerra: continua lo stallo nei negoziati e ora Israele ha ripreso a bombardare l’enclave palestinese
Quel che è peggio è che, mentre in Qatar si cerca di mediare per evitare il ritorno alle ostilità, Israele ha ripreso a colpire con durezza la Striscia di Gaza. Particolarmente cruento quanto accaduto nei pressi del Corridoio di Netzarim, nel centro dell’enclave palestinese, dove alcuni carri armati dell’IDF (l’esercito israeliano) hanno aperto il fuoco contro un gruppo di civili, causando almeno cinque vittime. L’azione, secondo le truppe di Tel Aviv, sarebbe stata necessaria per colpire persone “impegnate in attività sospette nella zona centrale di Gaza e che rappresentavano una minaccia per le forze armate”.
Critica anche la situazione a Rafah, nel sud della Striscia, dove un raid israeliano ha causato la morte di una donna, e nei pressi del villaggio beduino di Umm al-Nasr, nel nord dell’enclave, che è stato colpito da un attacco di artiglieria pesante. Ma non è tutto. Due giovani palestinesi e una donna, secondo quanto riporta l’agenzia Wafa, sono stati uccisi dalle forze israeliane nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania.
A dispetto dei colloqui di pace, la situazione nei territori palestinesi si fa sempre più drammatica. Per Hamas, questi attacchi rappresentano l’ennesima prova che Netanyahu non vuole alcuna pace e si prepara a intensificare la guerra, mettendo a rischio la vita degli ostaggi. Proprio a fronte di questa recrudescenza del conflitto, i parenti degli israeliani ancora detenuti a Gaza hanno inviato una lettera a Netanyahu chiedendogli di revocare la decisione di sospendere l’erogazione dell’elettricità nella Striscia. Hanno inoltre minacciato di rivolgersi alla Corte Suprema di Tel Aviv in caso di mancata risposta da parte del governo e sollecitato un accordo di pace che ponga definitivamente fine alla guerra.