La Sveglia

L’algoritmo della paternità e la famiglia targata Musk

Elon Musk, eroe della destra italiana che si fa vanto di difendere la “famiglia tradizionale”, ha un approccio alla paternità che potrebbe far storcere il naso persino ai suoi più ferventi sostenitori. Sua figlia Vivian Jenna Wilson lo accusa apertamente: “Mio padre ha pagato per farmi nascere maschio”. Non è solo una polemica familiare, è il ritratto di una visione del mondo in cui persino la nascita diventa una questione di transazione economica.

Musk, che di figli ne ha quattordici, ha fatto della fecondazione in vitro con selezione del sesso una prassi ingegneristica, scegliendo maschi come se fosse una decisione di design, una selezione naturale al computer. Ma quando Vivian ha deciso di affermare la propria identità, il rapporto si è spezzato. Nel 2022 ha cambiato nome e genere e ha interrotto ogni legame con il padre. Musk ha risposto con la consueta retorica vittimistica: “Ucciso dalla cultura woke”.

Eppure, proprio mentre la destra italiana esalta Musk come paladino della libertà di parola e della lotta contro il “politicamente corretto”, nessuno sembra avere il coraggio di mettere in discussione il suo concetto di famiglia. Il modello che difendono è quello di un uomo che ha ridotto la genitorialità a un algoritmo, la nascita a un prodotto da ordinare su misura.

Vivian non ha solo rinnegato il padre. Ha smascherato l’ipocrisia di chi predica la famiglia naturale e poi applaude un miliardario che tratta i figli come un investimento. Perché l’unico valore che sembra contare davvero, nella destra sovranista, non è quello della famiglia, ma quello del mercato.