Il piano di Ursula divide la sinistra e spacca in due il Pd di Schlein

Da Prodi a Zanda fino a Picierno, mezzo Pd gira le spalle alla segretaria Schlein sul piano di riarmo Ue. Solo M5S e Avs restano coerenti.

Il piano di Ursula divide la sinistra e spacca in due il Pd di Schlein

Il ReArm Ue che dovrebbe spaccare le reni russe, per adesso, ha avuto il sicuro effetto di aver spaccato il Pd e diviso il fronte del centro-sinistra, quello che in passato era stato battezzato Campo largo, ma che oggi un vero nome non ce l’ha… Le posizioni sono chiare, forse.

Per il “no” al piano sciagurato da 800 miliardi di euro da investire in armi annunciato da Ursula von der Leyen, si sono schierati da subito Movimento Cinque Stelle e Avs. Ma questo era scontato, visto che da sempre i due partiti hanno preso una posizione chiara contro il riarmo e contro la guerra in Ucraina.

Conte: “Il piano ReArm Ue rischia di portare l’Ue in guerra”

“Ciò che serve è una efficiente difesa comune europea e non riarmare i singoli Stati. Così si finisce per arricchire le lobby delle armi senza migliorare la nostra sicurezza. Il piano ReArm Ue rischia di portare l’Europa in guerra, Ursula von der Leyen si sta assumendo una grave responsabilità, peraltro evitando il voto del Parlamento europeo”, ha tuonato ieri Giuseppe Conte.

“Il piano di riarmo di Von der Leyen lo considero demenziale, suicida e assai pericoloso”, ha fatto eco l’Avs Nicola Fratoianni, “Si propone di spendere altri 800 miliardi in spesa militare nazionale, perché di questo parliamo. Non c’è niente che parli davvero di una difesa comune e tantomeno di un esercito europeo”.

Ma il problema è il Pd, come sempre

Ma il problema, come sempre, è il Partito democratico, che sulla politica estera ha più correnti del Po in piena. Da una parte infatti c’è la segretaria Elly Schlein (con la segreteria di fedelissimi), ha che schierato il partito contro il ReArm Ue (“Non siamo con Trump e il finto pacifismo e non saremo con l’Europa per continuare la guerra”, ha detto). Tuttavia la sua posizione non è piaciuta né agli “anziani” del partito, come Romano Prodi e Luigi Zanda, né ai centristi sfrenati di Base Riformista, i vari Lorenzo Guerrini, Pina Picerno, Lia Quartapelle e il lombardo Alessandro Alfieri.

“Arriverà la difesa comune”

Per Prodi, che comunque con Schlein ha un rapporto da “padre nobile”, l’esercito comune sarebbe il migliore strumento per “garantire la nostra sicurezza con spese limitate e nella tutela dei diritti maturati e delle conquiste democratiche”. “Certamente”, ha aggiunto, “se fossi stato io Presidente della Commissione Europea sarei partito dalle difesa comune” e non dal riarmo, ma “siamo onesti: questo è un passo che può spingere alla difesa comune”, ha dichiarato da Fabio Fazio.

Più esplicito Zanda, che aveva invocato addirittura un congresso straordinario (per sfiduciare Schlein?), anche se la richiesta è caduta nel vuoto. Contrario al “no” della segretaria al piano, anche l’ex commissario Ue Paolo Gentiloni, convinto invece che si tratti di un primo passo nella direzione giusta.

A Bruxelles il Pd ha mille anime

A rendere minato il campo di Schlein è la variegata componete Pd all’europarlamento, dove convivono (con pochissimi – e abbastanza tesi – rapporti) pacifisti come Cecilia Strada, Marco Tarquini o Sandro Ruotolo, con le belligeranti Pina Picierno, Alessandra Moretti (ora autosospesa, per la vicenda Qatargate) e Irene Tinagli.

Le faide

Per capire il clima che si respira nel Pd, basta leggere la risposta di Alessandra Nardini, assessora regionale Toscana e membro della direzione nazionale Pd, alle critiche mosse da Picierno e Stefano Ceccanti alla linea Schlein: “A Picierno e Ceccanti vorrei dire che se mi devo vergognare di qualcosa che ha fatto il Pd, mi vengono in mente gli accordi con la Libia sui migranti avviati con il ministro Minniti”.

“Non mi vergogno assolutamente, invece, della posizione della segretaria Schlein che si è espressa contro il piano Rearm Europe”, ha aggiunto, “Il Pd ha l’europeismo nel proprio Dna, è vero, ma di quale Europa parliamo? Perché evidentemente la nostra idea di Europa è diversa. L’Europa in cui io mi riconosco è nata soprattutto per garantire la pace”. Una sorpresa, per Schlein, è forse arrivata dall’eurodeputato Stefano Bonaccini, presidente del Pd e suo storico antagonista, che inaspettatamente si è schierato per il no a Ursula (“riarmo, Mai termine più surreale fu usato per parlare di difesa europea”, ha dichiarato ieri a La Stampa).

Insomma, un tutti contro tutti a geometrie variabili, che di sicuro indebolirà – come sempre successo – il fronte di centro-sinistra, storicamente incapace di trovare una sintesi. E la destra ringrazia.