Sembra che le previsioni economiche per la Russia non siano buone. Il Pil nel 2024 (+ 4,1%) è stato alimentato dall’economia di guerra, ma per il 2025 il Fmi prevede una crescita modesta, dell’1,3%.
Orlando Rizzo
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Gentile lettore, se anche così fosse, non sarebbe modesta. L’Italia quest’anno crescerà dello 0,5% e la Germania sarà intorno allo zero dopo due anni di recessione. Ma quelle che lei cita non sono previsioni: sono wishful thinking. Da tre anni le stime occidentali sulla Russia si coprono di ridicolo. Enrica Letta, basandosi su assicurazioni di rispettati economisti, il 5 marzo 2022 disse che, grazie alle sanzioni, “la Russia andrà in default tra pochi giorni”. E ricordo anche Draghi: nel settembre 2022, parlando all’Onu, disse che “le sanzioni hanno un effetto dirompente” e “l’Fmi prevede una contrazione del Pil russo intorno al 10% nei prossimi due anni”. Da allora il Pil russo ha conosciuto una crescita incessante e senza precedenti nella sua storia, altro che contrazione. Il punto debole di Mosca semmai è l’inflazione all’8,9%, un effetto dell’economia di guerra e di generosi aumenti di salario voluti da Putin: +10% dal 1° gennaio 2023 e un ulteriore +18% dal gennaio 2024. Quando la guerra sarà finita – pesto, si spera – il 30% del bilancio statale oggi devoluto alla spesa bellica sarà utilizzato per politiche espansive che faranno schizzare la crescita. E nel contempo la fine delle sanzioni americane, che si accompagnerà al trattato di pace, darà alle esportazioni russe una spinta mai vista. Questo dice la comune logica. Lasci perdere le favole degli economisti miopi o partigiani.