Dall’agroalimentare alle automobili, in Italia i dazi sono una catastrofe

Borse a picco nel primo giorni di dazi a Messico e Canada. Crolla Stellantis, ma perdono tutte le industrie dell'auto. Se confermati, i dazi per l'Ue saranno una catastrofe per l'Italia

Dall’agroalimentare alle automobili, in Italia i dazi sono una catastrofe

Se i mercati finanziari sono il barometro della politica, possiamo tranquillamente affermare che siamo in mezzo a un uragano di forza 10. Sull’economia globale infatti si è abbattuto il primo effetto dei dazi posti dal presidente Trump su Messico, Cina e Canada (per ora). Il risultato è che le borse hanno bruciato centinaia di miliardi in poche ore. Quelle europee hanno mandato in fumo oltre 367 miliardi, con Piazza Affari che perde il 3,41%. Peggio Francoforte (-3,54%), male anche Parigi (-1,85%) e Londra (-1,27%). Ma altrettanto male è andata Wall Street, con lo S&P 500 che brucia i guadagni accumulati dal voto del 5 novembre, vedendo sfumare complessivamente 3.400 miliardi di dollari.

Solo agroalimentare potrebbe perdere 2 miliardi l’anno

E, mentre i titoli crollano, ogni Paese fa i suoi conti, tentando di capire quanto costerà la svolta protezionistica di The Donald. L’Italia nel 2024 ha esportato negli Usa 7,8 miliardi solo in prodotti agroalimentari (+17% sul 2023). E, secondo le stime, se dovessero essere colpiti dai Dazi, l’export potrebbe ridursi del 15-30%, per prodotti chiave come vino, olio d’oliva, formaggi dop, ortofrutta, pomodoro trasformato e pasta.

A lanciare l’allarme il Centro Studi di Confcooperative, per il quale a conti fatti, l’impatto per il settore potrebbe valere circa 2 miliardi di euro l’anno: un danno enorme, considerando anche il fatto che gli Usa rappresentano il terzo mercato di destinazione dell’export agroalimentare italiano.

Gli Usa primo mercato per il vino italiano

Solo per il settore vinicolo – sottolinea la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) – gli Usa sono il primo mercato di sbocco italiano, con quasi 1,7 miliardi euro e un peso sulle esportazioni totali del 26%. Percentuale in crescita nel 2024 sull’anno precedente (+7%), con un’impennata per i vini spumanti (+19%). Si tratta di un’incidenza di quasi il 24% sull’export totale di vini tricolore, molto più del diretto competitor francese, la cui quota non arriva al 20%.

Secondo l’Unione Italiana Vini i Dazi al 25%, insieme a rischi di recessione di Canada ed Europa, potrebbero comportare perdite fino a 1 miliardo di euro per il settore. I Dazi, poi, aiuterebbero la concorrenza dei vini argentini, australiani, cileni. Dopo il vino, nell’export tricolore in Usa troviamo i prodotti da forno e farinacei, al cui interno rientra la pasta (805 milioni di euro, pari al 12% del totale) e l’olio d’oliva (670 milioni di euro, pari al 10%).

Stellantis la più esposta

Ma a soffrire, se dovessero arrivare le tariffe anche sui prodotti europei ed italiani, saranno tutti i settori. Il Made in Italy che vince negli Stati Uniti è fatto di macchinari e impianti, autoveicoli, farmaceutica… Per capire l’impatto basta vedere l’andamento dei titoli delle case automobilistiche con le tariffe applicate in Messico e Canada: Stellantis (che ieri ha perso l’11%) è quella che avendo fabbriche nei due Paesi rischia di subire l’impatto peggiore: 3,4 miliardi di minori guadagni rispetto ai 5,9 miliardi stimati per tutte le principali case automobilistiche. Con un ovvio un contraccolpo indiretto anche sull’Italia.

Ma gli impatti sono anche indiretti. I dazi scattati sulle importazioni dal Messico e dal Canada colpiscono  due Paesi nei quali Stellantis ha una massiccia presenza. L’esposizione sugli Usa del gruppo vale 14 miliardi di dollari: in pratica 417 mila vetture dal Messico e 170mila dal Canada. L’impatto sui guadagni della società, calcolato dagli analisti dell’agenzia Bloomberg, sarebbe di 3,44 miliardi.

Ma l’impatto non sarebbe solo per il gruppo italo-francese, ma anche per Volkswagen (1,77 miliardi di dollari) per Bmw (552 milioni) e per Mercedes (124 milioni). Due le possibilità. La prima è spostare la produzione negli Usa (Trump ha annunciato sgravi per chi va a produrre negli Stati Uniti), ma questo non sarebbe a costo zero: richiederebbe tempi lunghi e un aumento dei costi di produzione di circa 3.500 dollari per veicolo.

Con i dazi in Usa, in Italia un’auto costerà 2500 euro in più

L’altra ipotesi è quella di scaricare i dazi sui prezzi delle vendite e, in questo caso, l’aumento per automobile negli Usa sarebbe tra i 6mila e i 10mila dollari in più. Anche in Italia, a cascata, avremmo un effetto negativo per due ragioni: da una parte l’importazione di pezzi di ricambio, dall’altra per la necessità delle case automobilistiche di aumentare un po’ ovunque i prezzi per far quadrare i conti. Una stima è stata fatta da Federcarrozzieri, che, ipotizzando un aumento del prezzo dei veicoli del 10%, ha calcolato rincari medi di 2.500 euro: dai 1.500 euro di una Panda a 3.035 di una Vokswagen T-Roc.