“Oggi le cure dipendono da regione e reddito, strada spianata ai privati”: parla il presidente della Fondazione Gimbe, Cartabellotta

L'intervista al presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta: "Il Servizio sanitario rischia di perdere l'equità".

“Oggi le cure dipendono da regione e reddito, strada spianata ai privati”: parla il presidente della Fondazione Gimbe, Cartabellotta

Presidente Nino Cartabellotta, da poco Gimbe ha pubblicato il report sulla mobilità sanitaria interregionale con riferimento all’anno 2022. Si tratta di ben 5,04 miliardi di euro. È il segno di una libera scelta del cittadino o il sintomo di una emergenza sanitaria?
“La mobilità non è sempre il risultato di una libera scelta, ma il sintomo di un servizio sanitario frammentato e diseguale, dove chi vive in determinate Regioni è costretto a spostarsi per ricevere cure di qualità o accedere a prestazioni essenziali. Il fenomeno è fortemente sbilanciato a favore delle Regioni del Nord: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto da sole incassano il 94% del saldo attivo, mentre il Mezzogiorno, in particolare Calabria, Campania e Sicilia, registra il saldo negativo più elevato. Un divario che, purtroppo, continua ad ampliarsi sempre nella stessa direzione: da Sud a Nord. Questa situazione è il risultato di decenni di definanziamento, carenze strutturali, modalità di attuazione dei Piani di rientro e incapacità organizzative che impediscono a molte Regioni di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Di conseguenza, intere fasce di popolazione si trovano davanti a una scelta drammatica: affrontare viaggi e spese per curarsi fuori Regione o, in troppi casi, rinunciare del tutto alle cure”.

Crede che le attuali condizioni in cui versa il SSN siano davvero in linea con quanto previsto dall’articolo 32 della Costituzione, che sancisce il diritto alla tutela della salute?
“Assolutamente no. Oggi, l’accesso a cure tempestive e appropriate dipende sempre più dalla Regione, dal codice di avviamento postale e dal reddito: le disuguaglianze regionali si sono acuite, i tempi di attesa sono spesso incompatibili con i bisogni di salute e la spesa privata sulle famiglie continua a crescere. Il 23% della spesa sanitaria totale è sostenuto direttamente dai cittadini, per un valore che sfiora i 41 miliardi, peraltro ampiamente sottostimati visto che 4,5 milioni di persone rinunciano alle cure. In questo scenario, il SSN sta progressivamente perdendo il suo ruolo di garante dell’universalismo, dell’equità e dell’accessibilità alle cure. E con un finanziamento pubblico insufficiente e senza riforme strutturali, la politica continua a sottovalutare il problema, spianando inevitabilmente la strada all’espansione del settore privato in tutte le sue forme”.

Il decreto legge anti-liste d’attesa ha portato benefici ai cittadini? Ricordiamo che anche il presidente Mattarella, nel suo discorso di fine anno, ha fatto un passaggio sugli eccessivi tempi di attesa nell’accesso alla sanità pubblica.
“Ad oggi il DL non ha ancora prodotto benefici per i cittadini, né avrebbe potuto farlo. Presentato come misura urgente per ridurre i tempi di attesa, il provvedimento resta inefficace non solo perché 3/6 decreti attuativi [al 03/03/2025 ndr] non sono ancora stati approvati, ma perché è una criticità di sistema conseguente all’indebolimento strutturale, organizzativo, tecnologico e soprattutto professionale del SSN. E in medicina, alleviare i sintomi (liste di attesa) senza risolvere la malattia (criticità strutturali) non porta risultati, anzi spesso aggrava la situazione. L’allarme lanciato dal presidente della Repubblica è più che fondato: senza investimenti adeguati sul personale, il DL rischia di restare una scatola vuota. Dopo la denuncia pubblica della Fondazione Gimbe, il dibattito si è acceso, ma anziché concentrarsi sulle soluzioni, è sfociato in attacchi personali da parte di alcuni esponenti della maggioranza. Gli stessi che, all’unisono, avevano condiviso le parole del presidente Mattarella”.

E cosa ci dice invece del monitoraggio dell’avanzamento del Pnrr? In che direzione stiamo andando?
“Formalmente, la tabella di marcia del Pnrr non registra ritardi, ma alcune misure sono state posticipate o ridimensionate. Un aspetto cruciale è la crisi del personale sanitario, in particolare quello infermieristico, che potrebbe avere ripercussioni sulla riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr trasformandola in una occasione mancata. È inaccettabile celebrare gli obiettivi raggiunti senza considerare che l’indebitamento del Paese rischia di non tradursi in reali benefici per la salute delle persone. Il fine ultimo del Pnrr non può ridursi al rispetto delle scadenze per incassare le rate: è fondamentale garantire che le riforme lascino un’eredità concreta, garantendo un’assistenza sanitaria equa e universale e riducendo le diseguaglianze regionali e territoriali. Ecco perché il successo del Pnrr è strettamente legato al rilancio del SSN, soprattutto attraverso politiche capaci di rendere nuovamente attrattiva la carriera dei professionisti della sanità pubblica. In altri termini, la Missione Salute del Pnrr rappresenta una grande opportunità solo nel quadro di un rafforzamento complessivo della sanità pubblica. Non può certo rappresentare la ‘stampella’ per un SSN ‘claudicante’”.

Presidente, è stato duramente accusato da esponenti del governo di diffondere “fake news” e di usare la Fondazione per fare politica. Cosa risponde?
“La Fondazione Gimbe da 13 anni porta avanti #SalviamoSSN: che non è una sigla partitica, ma una campagna e un movimento civico in difesa dei diritti delle persone. Gli attacchi ricevuti sembrano più un tentativo di delegittimazione che una reale contestazione, perché la Fondazione, in quanto ente terzo, monitora e valuta in modo indipendente le azioni di Governo. Da oltre 25 anni, analizziamo dati ufficiali, conduciamo valutazioni indipendenti e promuoviamo la trasparenza nel settore della sanità e della ricerca. Il nostro unico obiettivo è salvaguardare il diritto alla tutela della salute dei cittadini e garantire un dibattito pubblico informato, basato su numeri e fatti verificabili da chiunque. Non sosteniamo né attacchiamo alcun partito, ma monitoriamo con rigore scientifico le scelte di tutti i Governi, denunciando eventuali criticità, indipendentemente dal colore politico dell’esecutivo. Se fare chiarezza sui problemi della sanità pubblica significa “fare politica”, allora la vera domanda è un’altra: perché chi governa teme i dati, la trasparenza e le valutazioni indipendenti?”

Sul suo “X” non mancano commenti legati al ritorno del trumpismo e agli esteri. Si fa notare un “dazi amari”. In arrivo problemi per l’Europa? Come si posiziona l’Italia in queste partite internazionali decisive?
“Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe avere ripercussioni significative non solo sulla geopolitica, ma anche sull’economia e sul settore sanitario europeo. L’ipotesi di nuovi dazi sui prodotti europei rischia di colpire duramente le esportazioni italiane, inclusi i settori farmaceutico e biomedicale, con un impatto diretto sull’economia del Paese e, inevitabilmente, sulla sanità pubblica. Ancor più preoccupante è la deriva antiscientifica che rischia di influenzare le politiche sanitarie Usa, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’integrità della scienza, la salute globale e la gestione delle future emergenze sanitarie. Un allarme già lanciato dalle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, che invitano a mantenere alta l’attenzione su questi rischi”.