L’Aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia individuale presentata dalle opposizioni nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè. Sui 341 deputati che hanno risposto alla chiama nominale, i voti contrari alla sfiducia sono stati 206, 134 i favorevoli, 1 astenuto. Nonostante il no alla sfiducia, restano in piedi le ipotesi delle dimissioni della ministra nei prossimi mesi, a cui ha aperto lei stessa durante il suo intervento in riferimento al processo sulla cassa Covid che si aprirà in primavera.
E che la posizione di Santanchè sia in bilico lo confermano anche le dichiarazioni di Andrea Pellicini, deputato di Fratelli d’Italia, in occasione delle dichiarazioni di voto: “Ho molto apprezzato le parole della ministra, al termine del suo intervento ha detto che se dovesse essere rinviata a giudizio nell’altro procedimento farebbe una seria riflessione e potrebbe anche lasciare. Questo le fa onore perché dimostra ancora una volta di anteporre a sé il bene delle istituzioni e della Nazione”.
Santanchè salvata dalla sfiducia, ma apre all’ipotesi dimissioni
Era stata proprio la ministra ad aprire all’ipotesi delle dimissioni, ma solo in seguito all’udienza preliminare nell’altra questione giudiziaria che la vede coinvolta, quella riguardante l’accusa di truffa per la cassa Covid. ”Ho una certezza – dice la ministra – i vostri attacchi e la vostra persecuzione non finirà qui. Sarò sempre sotto attacco, sono per voi il ‘male assoluto’. A breve ci sarà un’altra udienza preliminare e finora abbiamo solo sentito l’accusa. In quell’occasione farò una riflessione, per poter anche valutare le mie dimissioni. Ma la farò da sola, non avrò alcun tipo di pressione, costrizione o di paventati ricatti. Sarò guidata solo dal rispetto del mio premier, del Governo, della maggioranza ma soprattutto per l’amore per il mio partito dove certo io non vorrò mai diventare un problema ma continuare a essere una risorsa”.
La ministra aveva attaccato chi da settimane l’ha presa di mira: “Credo che la gogna mediatica e le paginate sui giornali devastino ancora prima del processo la vita delle persone con cicatrici che non si rimarginano. L’ergastolo mediatico è una condanna che rimarrà tutta la vita da ‘fine pena mai’”. Santanchè non è stata difesa in Aula dai big dei partiti di maggioranza, con i capigruppo o i ministri che non hanno preso parola per annunciare il voto contrario alla sfiducia. Un atteggiamento che di certo fa sospettare che la ministra possa essere sempre più isolata anche all’interno del governo.
Le opposizioni all’attacco
Ad attaccare Santanchè in Aula è stata invece la segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha chiamato in causa anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha scelto la ministra del Turismo: “Oggi però fa finta di conoscerla. Non la vediamo qua. L’ha scaricata come lei ha scaricato i suoi dipendenti. Meloni si è resa conto di avere fatto un grande errore, probabilmente, ma allo stesso tempo non è in grado di rimediare, non riesce a farla dimettere mentre lei rimane lì incollata a quella sua poltrona. Stupisce che una presidente del Consiglio così attenta alle regole della comunicazione non fosse a conoscenza delle innumerevoli traversie giudiziarie, dei problemi di cui lei aveva in quell’impresa, del conflitto di interessi. Sì ministra, conflitto di interessi. Questa parola così sconosciuta alla destra di questo paese”.
Alla Camera è intervenuto anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte: “L’Italia non può permettersi ministri e sottosegretari sotto accusa, addirittura adesso anche di circolazione di borse contraffatte… Ministra Santanchè ha detto che odiamo la ricchezza e siete voi avete fatto la guerra ai poveri. Noi odiamo sa cosa? La disonestà”. Per Conte la ministra “non è l’unica responsabile di questa vicenda, sopra di lei c’è Meloni che è responsabile maggiore perché avrebbe dovuto convocarla e avrebbe dovuto farla dimettere. E allora ci chiediamo: perché la premier mette a rischio l’onore delle istituzioni e l’immagine dell’Italia nel mondo? La prima ipotesi è che la ricatta e questo è un fatto grave”.