Luca Pirondini, senatore eletto nelle file del Movimento Cinque Stelle, viene da una storia di attivismo territoriale e incarichi amministrativi nella sua Genova. Musicista classico, suona la viola e conosce bene le difficoltà – così come la straordinarietà – dell’essere uno degli elementi di un’orchestra. Anche quando questa orchestra è la forza politica di appartenenza, oggi soggetta al nuovo corso post-Costituente di cui lui sembra essere uno dei maggiori interpreti.
Senatore Pirondini, il secondo mandato di Trump alla Casa Bianca genera fibrillazioni anche a “casa nostra” e sembra riaccendere sintonie tra il M5S e la Lega di Matteo Salvini, complicando sempre più una possibile alleanza con il Pd. “La propaganda bellicista” – così definita da Conte – ha attecchito a destra come a sinistra. Quali le ragioni?
“Non facciamo confusione. Salvini è quello che indossa la maglietta di Putin e il cappellino Maga di Trump, è un tifoso degli uomini forti di destra, che stiano al Cremlino o alla Casa Bianca. Il M5S è lontano anni luce da questa faziosità ideologica. Ci hanno dato prima dei filopiutiniani e ora dei filotrumpiani, ma noi non siamo né l’uno né l’altro: siamo pragmaticamente e laicamente dalla parte della verità. Putin è un dittatore che ha aggredito l’Ucraina e Trump è un autocrate che assalta il Campidoglio e ha una posizione folle sulla Palestina. Ma sulla guerra in Ucraina Trump ha detto una lampante verità che noi, insieme ad analisti militari e capi di stato maggiore americani, andiamo ripetendo da tre anni: l’Ucraina non poteva sconfiggere la Russia, quindi portare avanti questa guerra per tre anni è stata una follia criminale. Il Partito trasversale della guerra ha fatto da grancassa alla propaganda bellicista e alle sue bugie perché il cieco servilismo verso Washington e la Nato è una malattia che colpisce sia i finti sovranisti che gli ex antimperialisti”.
Come vi ponete voi “progressisti indipendenti” rispetto al valore della resistenza all’invasore e alla difesa della patria, tanto significativa nella storia della sinistra e ribadita dalla Costituzione all’articolo 52?
“La resistenza all’invasore è un dovere naturale indiscutibile, sancito anche dalla Carta delle Nazioni Unite, ed è per questo che noi all’inizio della guerra abbiamo deciso di garantire agli ucraini la possibilità di esercitare il loro diritto a difendersi. Ma nella nostra Costituzione c’è anche l’articolo 11 che impone il ricorso alla diplomazia per risolvere le controversie internazionali. Nel caso dell’Ucraina la diplomazia poteva evitare l’invasione russa o fermarla poche settimane dopo, ma l’Occidente ha preferito la prova di forza con la Russia sulla pelle degli ucraini. Noi avevamo condizionato il nostro sostegno iniziale a Kiev alla ricerca immediata di una soluzione diplomatica che invece non c’è mai stata, finora. Meglio tardi che mai”.
Preso atto delle differenze con il Pd di Elly Schlein, le lascio una provocazione: sulle alleanze trova più convincente il “lodo Franceschini” o “l’Ulivo di Prodi”? Siamo aperti a conoscere anche la “proposta Pirondini”.
“Non amo le formule troppo da addetti ai lavori e quindi non mi azzardo a farne una mia accostandomi a nomi come quelli di Franceschini o Prodi. Per me una cosa è sempre stata chiarissima e continua ad esserlo ancora di più oggi: il Movimento 5 Stelle non mira a conquistare il potere per amministrarlo a proprio vantaggio. Non siamo una forza politica tradizionale con strutture burocratiche interessate a favorire gruppi di interesse. Il nostro scopo è concretizzare iniziative utili alla collettività. Se ci riusciamo, anche attraverso la collaborazione con altri, tanto meglio; in caso contrario, andiamo dritti per la nostra strada senza alcuna difficoltà”.
Al governo intanto un nuovo colpo sul fronte giudiziario, arrivata la condanna a 8 mesi al sottosegretario Delmastro per rivelazione del segreto d’ufficio. Si tratta del primo grado di giudizio. In un Paese in cui si è innocenti fino al terzo grado di giudizio, non è forse giusto – come rivendicato dalla Meloni – che il sottosegretario “resti al suo posto”?
“Questo trucco di nascondersi dietro i gradi di giudizio sta dilagando ed è un’offesa all’intelligenza e al rispetto per le istituzioni. Noi non siamo in tribunale e non siamo una Corte, ci sono ragioni e comportamenti per cui una persona diventa inopportuna in un ruolo istituzionale. Nel caso di Delmastro oltre che inopportuno, il suo rimanere bullonato alla poltrona è anche indecente e vergognoso. Ben prima della condanna sapevamo che da sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri aveva svelato documenti delicatissimi e segreti provenienti dal Dap all’amico Donzelli, che poi li ha sventolati in aula alla Camera e di fronte a tutta Italia per un killeraggio politico contro una forza di opposizione. Qui è questione di etica pubblica, decenza, rispetto per le istituzioni. La condanna non definitiva è solo l’ultimo tassello di un quadro sconcertante. Le cariche istituzionali sono un’opportunità da meritare, non le prescrive il medico”.
Intanto i cittadini sono alle prese con il caro bollette. Se e cosa ha sbagliato il governo e cosa intende fare il Movimento Cinque Stelle come forza di opposizione?
“Le bollette registrano aumenti tra il 30 e il 40% su base annua: una legnata insopportabile mentre il governo è fermo ai “vedremo, faremo, interverremo”. Intanto le imprese energivore producono in perdita e le famiglie saranno presto costrette a fare incetta di candele per arrivare a fine mese. È strano, perché Meloni i soldi per armi, missili ed elmetti li trova in un istante. Noi abbiamo proposto interventi su Iva e oneri di sistema, oltre al disaccoppiamento gas-luce e una sacrosanta tassa sugli extraprofitti delle major dell’energia. Il governo brancola nel buio e blatera solo di nucleare, che richiede 15-20 anni e nessun italiano vuole. Meloni sull’energia è indecente”.
Lei è capogruppo del M5S in commissione Cultura al Senato. Quali le condizioni lavorative dei professionisti e degli operatori del mondo delle arti?
“È da inizio legislatura che lanciamo un allarme fortissimo su questo tema. C’è il mondo delle fondazioni liriche i cui lavoratori soffrono da troppo tempo incertezza, precarietà e stipendi troppo bassi. Noi chiediamo un’inversione di rotta ad esempio anche attraverso il ripristino dei corpi di ballo stabili nelle fondazioni stesse per ridare dignità ai nostri artisti professionisti nel paese in cui la danza è nata. Poi c’è il mondo del cinema martoriato da una gestione dilettantesca del tax credit e alle prese con le grandi piattaforme come Netflix, recalcitranti a condividere i dati che permettono poi di pagare i diritti connessi ai nostri artisti. Su tutto questo ho chiesto al ministro Giuli un rapporto franco. Se interverrà con decisione e risorse avrà la nostra collaborazione”.