A Gaza torna l’incubo della guerra: dopo i teatrini shock di Hamas, Netanyahu mette in stand by il rilascio dei prigionieri palestinesi. E i terroristi si preparano a riprendere il conflitto

Gaza trema: dopo i teatrini shock di Hamas, Netanyahu mette in stand by il rilascio dei prigionieri e scatena l'ira dei terroristi

A Gaza torna l’incubo della guerra: dopo i teatrini shock di Hamas, Netanyahu mette in stand by il rilascio dei prigionieri palestinesi. E i terroristi si preparano a riprendere il conflitto

La pace nella Striscia di Gaza vacilla sempre più, riaccendendo le preoccupazioni in tutto il Medio Oriente. Dopo l’ennesima consegna shock degli ostaggi, trasformata in un macabro teatrino da Hamas, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di sospendere la liberazione, prevista dall’accordo, di ulteriori 620 prigionieri palestinesi. Uno stop – su cui ha dato il suo personale gradimento anche il presidente americano Donald Trump, invitando Netanyahu a “fare quello che deve” – che ha fatto infuriare Basem Naim, membro dell’ufficio politico di Hamas.

A Gaza torna l’incubo della guerra: dopo i teatrini shock di Hamas, Netanyahu mette in stand by il rilascio dei prigionieri palestinesi. E i terroristi si preparano a riprendere il conflitto

In un’intervista ad Al Jazeera, Naim ha dichiarato che il gruppo terroristico “non si impegnerà in nuovi colloqui sull’accordo di cessate il fuoco con Israele fino a quando non verranno rimessi in libertà gli oltre 600 palestinesi che avrebbero dovuto essere rilasciati sabato scorso”.

“Prima di passare alla fase successiva, dobbiamo essere sicuri che la fase precedente venga conclusa, come pattuito”, ha aggiunto Naim, sottolineando come sia ormai evidente a tutti che il primo ministro israeliano “Benjamin Netanyahu sta chiaramente inviando messaggi forti per sabotare intenzionalmente l’accordo, preparandone l’atmosfera per tornare alla guerra”.

Davanti a queste manovre, il funzionario di Hamas chiede: “Quali sono le garanzie che, in futuro, si possano trattenere altri quattro corpi, impedendo nuovamente il rilascio del numero concordato di palestinesi, oltre ai 620 finora non rilasciati?”.

I negoziati per Gaza si complicano

Come accade ormai da mesi, il gruppo palestinese, dopo le accuse, ha teso la mano all’amministrazione di Tel Aviv, nel tentativo di scaricare su di essa eventuali responsabilità in caso di naufragio della tregua. Hazem Qassem, portavoce di Hamas a Gaza, ha dichiarato che l’organizzazione jihadista è pronta ad accettare le richieste dei Paesi mediatori “su tutto ciò che riguarda la cerimonia di liberazione degli ostaggi, per porre fine alla crisi e ottenere la liberazione dei detenuti palestinesi”.

Ma non è tutto. Il Movimento palestinese ha inoltre affermato di essere “pronto a consegnare il governo della Striscia di Gaza a qualsiasi organismo palestinese che rappresenti tutti i palestinesi – sia esso un governo di unità, un governo tecnico o un organismo speciale formato esclusivamente per gestire la Striscia di Gaza in cooperazione o in coordinamento con il governo di Ramallah”, aggiungendo, però, che “tutte queste proposte sono state respinte dalla leadership dell’Autorità Nazionale Palestinese a Ramallah e da parte di Israele”.

Tensione alle stelle

Come se ciò non bastasse, ad aggravare le tensioni si è messo in campo l’esercito israeliano (IDF), che ha lanciato una nuova e poderosa operazione militare in Cisgiordania, schierando, dopo oltre 20 anni di assenza, i propri carri armati. Al momento, secondo quanto riportato dall’agenzia stampa Wafa, le forze israeliane stanno assediando il campo profughi di Jenin e “hanno preso d’assalto diverse città, sabotando infrastrutture e distruggendo le strade”. La situazione è stata criticata anche nei campi di Tulkarem e Nour Shams, dove – sempre secondo Wafa – è in corso un “rigoroso assedio” caratterizzato da “continui raid contro case e infrastrutture”. Il dispiegamento di forze, secondo il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, è destinato a durare “almeno per il prossimo periodo”.

Le operazioni, come accade da tempo, sono state fortemente criticate dal segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, il quale si è detto “seriamente preoccupato per l’aumento della violenza e per le altre violazioni commesse in Cisgiordania dai coloni israeliani, nonché per le richieste di annessione” avanzate da Netanyahu, le quali “violano il diritto internazionale”. Tali ostilità in Cisgiordania rischiano, secondo il vertice delle Nazioni Unite, di causare il definitivo naufragio dei negoziati di pace e, di conseguenza, il ritorno ai combattimenti.