La Sveglia

La lezione del voto tedesco e la credibilità della politica

La lezione del voto tedesco e la credibilità della politica

84%. In Germania, alle ultime elezioni, si è registrata la più alta percentuale di votanti dalla riunificazione. Nel 2021 aveva votato il 76,4% degli elettori, come nel 2017 (solo uno 0,2% in meno). Il punto più basso si è toccato nel 2009, quando sette elettori su dieci si sono recati alle urne (70,8%).

Nel 2022, in Italia, alle ultime elezioni politiche ha votato il 63,91% degli elettori. È stata l’affluenza più bassa nella storia repubblicana. La prima differenza tra noi e loro sta qui: la Germania è una democrazia matura, in cui i cittadini ritengono importante esprimere il proprio voto.

Una forte tradizione di partecipazione politica è sicuramente il risultato di un radicato senso del dovere civico. Poi c’è il diverso sistema elettorale. I tedeschi hanno la possibilità di scegliere un candidato diretto per il loro collegio ed esprimere una preferenza per una lista di partito a livello statale. Nessun pastrocchio di liste confezionate.

Analisti e studiosi hanno spesso evidenziato come la partecipazione elettorale tedesca sia influenzata da fattori quali la fiducia nelle istituzioni, la percezione dell’efficacia del proprio voto e il senso di responsabilità civica. Certo, a Berlino c’è anche lo spauracchio dell’Afd, con il suo vento nero di estrema destra, ma la paura non può essere l’unico motore per la mobilitazione. La Germania—piaccia o no—ha l’abitudine di prendere la politica terribilmente sul serio.

E la lezione è sempre la stessa: la credibilità dei partiti, di tutti i partiti, si misura nella loro capacità di alzare gli elettori dalle loro poltrone. Il resto è propaganda spiccia, rumore sui social, omeopatiche baruffe.