Ripresa debole e industria in crisi: nuovo allarme di Confindustria

Confesercenti stima un aggravio sulle bollette di 2,6 miliardi di euro, mentre Confindustria lancia l'allarme su ripresa e industria-

Ripresa debole e industria in crisi: nuovo allarme di Confindustria

Appena una settimana fa Confindustria ha lanciato un allarme sugli effetti nefasti che i dazi americani potrebbero avere sul nostro sistema produttivo. Ora ne lancia un altro più generale sulla situazione economica del Paese che vede un’industria sempre più in affanno – ventitré mesi di calo consecutivi della produzione industriale fanno fame – e lascia intravedere una ripresa sempre più stentata.

L’Istat conferma che a gennaio l’inflazione rialza la testa

E questo mentre l’Istat comunica che a gennaio 2025 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,6% rispetto a dicembre 2024 e dell’1,5% rispetto a gennaio 2024 (da +1,3% del mese precedente), confermando la stima preliminare.

L’accelerazione tendenziale è prevalentemente dovuta all’aumento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +12,7% a +27,5%), ma anche all’attenuarsi della flessione di quelli dei Beni energetici non regolamentati (da -4,2% a -3,0%) e alla lieve accelerazione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,1% a +3,3%).

Consumatori in pressing: il governo intervenga sulle bollette

Il rialzo dell’inflazione equivale ad un aggravio di spesa pari in media a +493 euro annui per la famiglia ‘tipo’, +671 euro per un nucleo con due figli, afferma il Codacons.

“L’inflazione accelera sotto la spinta del caro energia. Una minaccia per il potere d’acquisto delle famiglie e per le Pmi del terziario, che rischiano un aggravio complessivo sulle bollette di 2,6 miliardi di euro nel 2025 rispetto al 2024”, stima la Confesercenti, commentando i dati Istat e sostenendo la necessità di accelerare sul decreto bollette.

“Il ritorno dell’inflazione rischia di frenare ulteriormente una crescita economica già debole, con un effetto domino sui prezzi al consumo e sulla capacità di spesa delle famiglie. Per questo, è necessario che il governo acceleri sul decreto bollette, occorre un intervento tempestivo per mitigare l’impatto dei costi energetici sui consumatori e sui costi operativi delle imprese”.

L’industria è in affanno e i servizi trainano poco

A inizio 2025 – si legge nella Congiuntura flash di Confindustria – il sostegno all’economia viene dal proseguire del taglio dei tassi anche se l’inflazione sta risalendo alimentata dai rincari di gas e elettricità. L’industria è in crisi e i servizi trainano poco.

L’industria è “in affanno” con l’automotive che registra una caduta della produzione. Sulle prospettive – sottolinea il Centro studi dell’Associazione – pesa l’incertezza sui possibili dazi Usa, “che rischia di frenare scambi e investimenti”.

L’industria è in difficoltà, dunque, “la produzione è scesa a dicembre (-3,1%) dopo il marginale recupero a novembre: -1,1% nel 4° trimestre, il 7° consecutivo in calo: l’automotive segna un -36,6% su dicembre 2023”.

La fiducia delle imprese a gennaio sale di poco (95,7 da 95,3), su valori vicini alla media 2024, e l’incertezza si riduce appena. Lato domanda, a inizio 2025 i giudizi sugli ordini recuperano di poco nella manifattura, un po’ di più nei servizi.

Stentano gli investimenti, la fiducia di imprese e consumatori è modesta

Nel complesso, gli investimenti delle imprese non sembrano ancora beneficiare della politica monetaria meno restrittiva. Per i consumi la crescita rimane incerta. A dicembre si è avuto un recupero delle vendite al dettaglio (+0,8%), che ha limitato il calo nel 4° trimestre a -0,2%. A gennaio, la fiducia dei consumatori risale, pur su valori contenuti (98,2, da 96,3).

Crescita modesta per i servizi. La spesa dei turisti stranieri si è assestata su un’espansione moderata (+1,3% annuo a dicembre). A gennaio, l’indice RTT segnala un calo del fatturato dei servizi; il PMI scende e resta appena in area espansiva (50,4 da 50,7), indicando una crescita striminzita; anche la fiducia delle imprese del settore si è ridotta a inizio anno (99,0 da 99,6).