L’Ue si consegna nelle mani degli Stati Uniti. Tanto che la Commissione europea, pur di trattare sui dazi, è disposta a cedere a tutte le richieste di Donald Trump: più acquisti in difesa (con tanto di scorporo delle spese dal Patto di stabilità) e anche di gas naturale liquefatto, proveniente dagli Stati Uniti. Che l’Ue sia in ginocchio di fronte ai ricatti di Trump è ormai innegabile, come dimostrano anche gli ultimi tentativi della Commissione di compiacere quello che ormai sembra un ex alleato.
In un’intervista a un gruppo di media internazionali, tra cui l’Ansa, il commissario Ue per l’Energia, Dan Jorgensen, ha confermato che l’obiettivo è aumentare gli acquisti di Gnl dagli Usa. “Vogliamo liberarci della dipendenza dal gas russo e ci sono solo due modi: sostituire il gas con altre forme di energia e trovare altre fonti”, afferma. Precisando che “significa anche importare di più dagli Stati Uniti”. Di certo si proverà ad accelerare sulle rinnovabili, ma per il momento non basta e quindi “il gas servirà ancora”, con la necessità di rivolgersi agli Usa. Proprio come chiede Trump.
Scambio dazi-Gnl, l’Ue con il cappello in mano
E che questa mossa serva per ammorbidire Trump sui dazi sembra evidente e viene confermato anche dal viaggio del commissario al Commercio, Maros Sefcovic, negli Stati Uniti: “Penso che siamo la destinazione numero uno per il Gnl americano. E credo che i fornitori americani guadagnino qualcosa come 70 miliardi di euro dalle vendite di Gnl. Conoscete bene la situazione in Europa, abbiamo bisogno di più Gnl, di più forniture poiché stiamo eliminando gradualmente il gas russo”. Insomma, se il problema sono i “50 miliardi” di surplus europeo nella bilancia commerciale con gli Usa, bisogna assecondare gli Usa e piegarci ai ricatti di Trump comprando più gas per riequilibrare il saldo commerciale.
Il viaggio di Sefcovic aveva comunque uno scopo preciso, ovvero chiedere “un rinvio” dell’entrata in vigore dei dazi Usa “per concentrarci su un’agenda positiva ed evitare misure e contromisure”. Ovvero acquistare più Gnl piegandosi ai diktat di Trump. Una richiesta è stata anche quella di posticipare i dazi per permettere all’Ue di modificare le proprie politiche, adeguandole di fatto alle richieste statunitensi. Una linea opposta sembra seguire la Cina, che esorta gli Usa a non brandire “il grande bastone dei dazi”, usandolo come “strumento per esercitare coercizioni”. Una linea più dura che però sembra pagare, considerando che lo stesso Trump ritiene che un “accordo commerciale con Pechino” sia “possibile”. Un’apertura di certo maggiore rispetto a quella verso Bruxelles.