Balneari, il Tar boccia le proroghe: “Nessuna prova di un patto tra Roma e Bruxelles”

Il Tar della Liguria dice stop alle proroghe: non esiste alcuna prova di un "patto" con Bruxelles per le concessioni balneari.

Balneari, il Tar boccia le proroghe: “Nessuna prova di un patto tra Roma e Bruxelles”

Non esiste alcun documento su un supposto “patto” tra lo Stato italiano e l’Unione europea che obblighi le amministrazioni a prorogare le concessioni balneari fino la 2027. A sancirlo, ieri, il Tar della Liguria, che ha respinto il ricorso di tre stabilimenti balneari di Zoagli (Ge) contro la delibera della Giunta comunale che aveva confermato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre del 2023, dando il via alle gare previste dalla direttiva Bolkenstein.

Nessuna traccia del patto e, se anche ci fosse, non sarebbe valido

I tre esercenti avevano opposto alla delibera il patto tra Governo e Bruxelles (annunciato ripetutamente dal centrodestra), in base al quale le licenze sarebbero state prolungate fino al 2027. Il problema, secondo i giudici amministrativi, è che di quel “patto” non vi sarebbe traccia scritta. E, se anche vi fosse, non sarebbe valido. Scrive infatti il Tar: “Non vale invocare un accordo secondo cui le amministrazioni avrebbero l’obbligo di prorogare le concessioni balneari perché non risulta esistente un documento scritto e perché un simile accordo non potrebbe prevalere sulla pronuncia della Corte di Giustizia”.

Quindi per il Tar “le concessioni demaniali marittime per attività turistico-ricreative, beneficiarie di plurime proroghe ex lege, hanno cessato i loro effetti in data 31 dicembre 2023, sicché le nuove assegnazioni devono avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti tra i potenziali candidati, ai sensi della direttiva Bolkestein”.

Una botta per la lobby dei balneari e per Fratelli d’Italia

Una botta tremenda per sia per la lobby dei balneari, sia – e soprattutto – per Fratelli d’Italia, partito che molto si è speso, promettendo loro di bloccare la liberalizzazione del settore, nonostante le direttive e le sentenze dell’Unione europea.

Per Fiba “Le concessioni scadono nel 2033”

Comunque i balneari non si arrendono, anzi rilanciano. Come annuncia Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti: “Noi riteniamo che il 2027” come obbligo di proroga delle concessioni “abbia piena valenza, perché ovviamente è un accordo fatto con la Commissione europea che si rende conto di che cosa vuol dire applicare questa direttiva. Anzi, siamo convinti, e alcuni ricorsi sono partiti ma ne partiranno altri, che ha piena valenza il 2033. Quindi questa sentenza del Tar non ci spaventa, ma ci preoccupa, perché questo stato di confusione ci fa capire con che leggerezza viene affrontata la nostra questione”.

M5s: “Basta manfrine, Meloni mostri il documento sulle concessioni balneari, se esiste”

Scontati gli attacchi dell’opposizione. “Sui Balneari il M5s è sempre stato chiarissimo: non è con le proroghe sine die che si fa il bene del comparto”, dice Mario Turco, “Noi crediamo che questa sia l’ennesima performance sciatta di un governo che in tema di attività produttive ne sta combinando di tutti i colori. Basta manfrine: Meloni esibisca il testo scritto di questa intesa raggiunta con l’Ue, sempre se esiste. Diversamente, come abbiamo modo di credere, la pianti con le uscite demagogiche e lasci che il settore venga aperto davvero alla concorrenza, con regole certe e tutele ad hoc per le imprese, per i cittadini, per lo Stato e per i laboratori. Una proroga al 2027 rischia solo di allungare l’agonia di un settore dove non ci sono più investimenti. E tra due anni e mezzo, gli imprenditori rischiano di ritrovarsi di fronte a gare secche senza tutele, e allora sì che sarà il disastro”.

“Il re è nudo”

Per il dem Andrea Gnassi, “con la sentenza del Tar della Liguria ‘il re è nudo’. Non esiste una proroga automatica e i comuni sono soli e al buio nell’immaginare e costruire procedure di gara senza alcuna certezza. Entro marzo 2025 il governo deve emanare il decreto attuativo per gli indennizzi dei concessionari uscenti, atto senza il quale vi è totale caos ed è impossibile fare le gare. Basta con le dichiarazioni roboanti. Il governo convochi un Tavolo nazionale con regioni comuni e parti sociali e si comporti seriamente”, conclude.

“Ora Meloni ha davanti a sé due strade: urlare alla magistratura politicizzata, lasciando ancora il settore balneare nella più totale confusione, oppure fare le gare in tutta Italia, come dice la legge. Smetta di scappare anche su questo e apra le nostre coste alla concorrenza”, dicono invece Riccardo Magi e Matteo Hallissey di +Europa.