Scontro tra Lega e Perform, in ballo il derby scommesse

Una battaglia legale tra la Lega e il Providere Perform si sta giocando al tribunale di Milano. In ballo il contratto da 200 milioni per le scommesse

Scontro tra Lega e Perform, in ballo il derby scommesse

Una battaglia legale tra la Lega Serie A e Perform (multinazionale proprietaria di Dazn) è in corso da mesi – per quanto in sordina – nelle aule del Tribunale di Milano. Al centro del contendere il tesoretto – ma non così “etto”, a dire il vero, visto che si parla di circa 200 milioni in cinque anni – che la società statunitense dovrebbe versare alle casse della Lega in base all’ultimo contratto di licenza per la commercializzazione dei diritti di sfruttamento di immagini e dati ai fini del betting. Cioè per i dati necessari per permettere ai bookmaker di vendere le sommesse sulle partite di campionato italiano di Serie A, Coppa Italia e Supercoppa. Soldi che dovrebbero entrare nelle casse della Lega, cioè delle squadre, e dello Stato, grazie alla fiscalità.

Le due rate da 40 milioni non pagate 

Il problema è che Perform non ha pagato né la prima, né la seconda rata del contratto (scadute rispettivamente il 1° luglio 2024 e il 1° settembre 2024), del valore di circa 40 milioni. Un ritardo che ha spinto la Lega all’azione legale: “(la Lega, ndr) ha da tempo incardinato un’azione cautelare civile volta a far sì che Perform adempia al contratto di licenza in essere per la commercializzazione dei diritti di sfruttamento di immagini e dati ai fini di betting”, si legge in una nota della stessa Lega, “A seguito di ulteriori e specifiche verifiche, la Lega Serie A ha dovuto suo malgrado constatare il carattere doloso delle condotte di Perform, che – potendo assumere rilevanza penale – ha imposto la presentazione di una denuncia querela davanti alla Procura di Milano”. In pratica, per la società guidata da Luigi De Siervo, si potrebbe configurare addirittura il reato di truffa.

Secondo Perform non esisterebbe alcun contratto

Una ricostruzione contestata dal provider, secondo il quale non vi sarebbe alcun contratto sottoscritto dalle parti, quindi nessun obbligo di pagamento. La vicenda parte a fine 2023, quando Perform il 15 ottobre presenta un’offerta formale per la commercializzazione quinquennale dei diritti, rispondendo alla procedura pubblica emanata dalla Lega nel febbraio precedente, per un valore complessivo di 200 milioni. Secondo la Lega, però, la società di Chicago non avrebbe versato le prime due rate di luglio e settembre 2024, pur avendo svolto regolarmente il suo lavoro nelle prime dodici giornate di campionato, garantendo i servizi sulla base del contratto precedente, scaduto a giugno 2024.

Per i legali della Lega la prosecuzione del lavoro di Perform anche nelle prime partite della stagione in corso, dimostrerebbe l’esistenza di un obbligo contrattuale. Perform al contrario sostiene che il nuovo contratto non sarebbe mai stato ratificato formalmente, perché non si sarebbero verificate determinate condizioni di cui la Lega sarebbe stata informata.

Intanto ci guadagnano tutti tranne squadre e Stato

Un pasticcio, insomma. E una delle conseguenze è che una potenziale fonte di reddito per le squadre (e per le casse pubbliche), cioè i diritti per le scommesse, non viene sfruttato. O meglio, viene sfruttato da ogni provider internazionale che può vendere i flussi di dati di proprietà della Lega, senza pagare una lira. Per avere un’idea del mercato, basti pensare che il giro d’affari delle scommesse sportive solo per l’Italia, secondo i dati della Federazione italiana gioco calcio, relativi al 2023, vale 14,8 miliardi di euro e porta nelle casse dello Stato 371 milioni di euro.

Dalla Champions solo briciole

Ma non è solo dal campionato che gli indebitatissimi club italiani non prendono quanto spetterebbe loro dal mondo del betting, le cui logiche appaiono ancora sconosciute ai molti dirigenti calcistici. L’esempio forse più eclatante riguarda i diritti riconosciuti all’Italia per la Champions: secondo il penultimo bando appena scaduto (quello nuovo, sottoscritto nel 2024, è segreto) la Uefa ha ceduto al provider svizzero Sportradar i diritti sulle scommesse delle squadre italiane nelle partite di Champions League (maschile e femminile), Europa League, Conference League, Campionati europei (comprese qualificazioni e amichevoli), Under 21 e Nation League, per complessivi 8 milioni di euro. Una miseria, oltretutto ripartita non secondo criteri meritocratici, ma equamente divisi da tutti i club partecipanti e indipendentemente dal loro piazzamento.

Un’inezia, rispetto al volume di scommesse che quelle competizioni generano. Del resto, se Perform aveva accettato di versare 40 milioni annui alla Lega per i diritti del solo campionato italiano maschile, quanto sarebbe stata disposta a dare per Champions e per gli Europei…?