La strada, ormai, è tracciata. Le deroghe alle regole fiscali europee per le spese in difesa sembrano cosa certa, mentre non è neanche sul tavolo l’ipotesi di un debito comune per gli investimenti militari. C’è un altro elemento che emerge dall’Ecofin di ieri: queste deroghe al Patto di stabilità non saranno limitate nel tempo, ma riguarderanno diversi anni, come ha spiegato il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, in conferenza stampa. Anche perché, spiega, i sistemi e la produzione sulla difesa non sono “qualcosa che si può mobilitare per un solo anno, è un lavoro che richiederà diversi anni”. L’Italia sperava che questa riunione dell’Ecofin potesse aprire alla strada del debito comune per gli investimenti in difesa, ma la proposta – portata avanti soprattutto dalla Spagna – sembra non avere seguito. Il ministro spagnolo ha ribadito la sua posizione, assunta anche da chi – come Francia e Italia – ha un alto deficit. D’accordo anche il Portogallo e la Danimarca, ma non solo. Eppure, sul tema l’Ue al momento neanche discute, sembrando escludere del tutto questa ipotesi.
Il piano Ue sulle spese militari
Ma sullo scorporo della spesa per la difesa dal controllo dei conti pubblici invece non sembrano più esserci dubbi, almeno non sul fatto che si andrà verso questa strada. Più dubbi sulle modalità, almeno per ora. La certezza (o quasi) è che si potranno superare i limiti previsti sul deficit per incrementare le spese militari. Solo queste, però. Unica eccezione. Poi bisognerà entrare nel dettaglio e capire a quali spese, nello specifico, ci si riferisce e per quanto tempo varrà questa clausola. Argomento su cui non c’è ancora praticamente nessuna certezza. Di sicuro, invece, arriverà un codice di condotta nei prossimi giorni, con il quale verrà comunque esclusa la modifica delle regole attuali del Patto di stabilità.
Sulla maggiore flessibilità il consenso è unanime, anche chi solitamente è più rigido sulle regole fiscali, come la Germania, non sembra avere dubbi sul ricorso alla clausola di salvaguardia del Patto di stabilità. Una clausola prevista in caso di “circostanze eccezionali”, non controllabili dal singolo Stato membro e con importanti ripercussioni finanziarie. Condizioni ritenute da tutti soddisfatte considerando l’attuale scenario geopolitico e la situazione in Ucraina. Dombrovskis esclude la riscrittura delle regole del Patto di stabilità e intanto il ministro delle Finanze polacco, Andrzej Domanski, torna a ribadire il messaggio: bisogna investire “in nuove attrezzature, unità, carri armati e munizioni senza alcun impatto negativo su deficit e debito pubblico”. Indietro non si torna.