L'Editoriale

Il nuovo mondo di Trump

Il nuovo mondo di Trump

Il nuovo mondo di Trump

Se ci astraiamo dalle angosce quotidiane della politica internazionale, ci accorgiamo che stiamo vivendo un periodo tumultuoso e pericoloso ma anche molto interessante sul piano storico. In pochi giorni – Donald Trump si è insediato il 20 gennaio e non siamo ancora al 20 febbraio – siamo passati da un Occidente guerrafondaio, russofobo, con i lupi della Nato protesi a mordere l’orso russo agli ordini di Biden e Blinken, a un mondo in cui i leader più importanti del pianeta (esclusi quindi, per definizione, gli europei) vogliono riportare la pace in Europa e ridefinire le regole internazionali. Siamo passati da un mondo unipolare, con l’America potenza egemonica del pianeta, a un mondo improvvisamente tendente al tripolarismo, in cui i leader delle due maggiori potenze nucleari, Trump e Putin, non vedono l’ora di incontrarsi e vogliono avviare colloqui con il terzo protagonista, XI Jinping, che si è già mostrato molto interessato a tale eventualità. Gli accordi in fieri preludono a orizzonti che vanno ben al di là del destino dell’Ucraina.

Non per nulla ad applaudire tali sviluppi ci sono l’India di Modi, tutta l’America latina, e l’Africa, mentre l’Europa è in subbuglio perché vede implodere miseramente il suo prestigio. Il tempo che viene non sarà solo rose e fiori, è chiaro: Trump annuncia di voler annettere, col denaro o con la forza e comunque con protervia, Panama, il Canada, la Groenlandia – cose impensabili fino a ieri – e ora perfino la Striscia Gaza: è disposto a “comperarla” pur di togliere la patata bollente dalle mani dei suoi amici sionisti. Quest’ultimo capitolo temo finirà molto male. Ma comunque vada, 28 giorni dopo l’insediamento di Trump, penso si possa dire che questo presidente – nel bene o nel male, si vedrà – sta ridisegnando il mondo. Sarebbe sciocco non ammetterlo. I libri di storia ricorderanno Obama per il colore della sua pelle (primo presidente americano di origine africana), dimenticheranno Biden (una parentesi funesta della Storia) e discuteranno di quella che si chiamerà l’èra di Trump.

Non intendo certo fare apologia del presidente americano in carica, dal cui orizzonte ideologico non potrei essere più lontano. Ma parlo di un dato di fatto oggettivo ed epocale, col quale bisogna fare i conti. Quanto sta accadendo è la fine improvvisa dello schema geopolitico nato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale e sopravvissuto anche alla fine della guerra fredda. Il vecchio schema viene ora sostituito con una nuova visione di strategia globale. Come dicevo, è un’epoca turbolenta e incerta, ma sicuramente interessante. È il nuovo mondo.