L'Editoriale

Un governo da record per i disastri

Un governo da record per i disastri

Un governo da record per i disastri

E siamo a ventitré. Il numero dei mesi consecutivi con la produzione industriale in caduta libera. L’ultimo, dicembre scorso, fotografato dall’Istat, ha fatto segnare un calo del 3,1% rispetto a novembre e addirittura del 7,1% su base annua (2024 sul 2023), il peggior dato mai registrato dall’era Covid. Un altro triste record nella penisola che non c’è decantata dalla propaganda del governo Meloni. Che va a sommarsi ad altri (poco) invidiabili primati. Dieci posizioni perse nella classifica mondiale della corruzione percepita di Transparency International (due giorni fa), cinque in quella della libertà di stampa di Reporters sans frontières.

Mentre la crescita arranca, il tasso di occupazione frena, quello di disoccupazione sale, i salari (erosi dall’inflazione) sono sempre più miseri, le bollette energetiche sempre più salate e la Cassa integrazione è esplosa (+20% nel 2024 rispetto al 2023). Un disastro sotto gli occhi di tutti ma rimosso scientificamente dalla narrazione del Paese di Bengodi propalata dal governo e rilanciata dalla grancassa dei media vicini all’esecutivo. Preso da altre priorità. Dalla toppa peggio del buco sul caso Almasri, con l’internazionalizzazione dello scontro con le toghe rosse infiltrate perfino tra i giudici della Corte penale internazionale, alla separazione delle carriere dei magistrati, cara a Berlusconi e Licio Gelli. Del resto è vietato parlare. Alle brutte c’è sempre una scappatoia. Darsi alla fuga.