Non bastava il salario minimo, la destra affossa la settimana corta

Malgrado gli accordi, la maggioranza rispedisce in commissione la proposta di legge sulla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario

Non bastava il salario minimo, la destra affossa la settimana corta

Dopo il salario minimo, nel cassonetto differenziato che raccoglie le proposte di legge dell’opposizione cassate dal governo rischia di trovare posto anche quella sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Ieri infatti l’aula della Camera ha approvato con 29 voti di scarto la richiesta di rinvio del testo in commissione, avanzata dal presidente Walter Rizzetto (FdI).

Rimandata per incertezze sulle coperture

Sulla norma, presentata da Nicola Fratoianni e sottoscritta da Giuseppe Conte, Angelo Bonelli ed Elly Schlein, Rizzetto ha fatto riferimento a non specificate “criticità” emergenti sotto il profilo delle coperture finanziarie e ad altrettanto oscuri “rilievi” mossi dalla Commissione Bilancio. In realtà, gli oneri sono stimati in soli 275 milioni di euro annui per il 2025 e per il 2026… “Arriviamo in Aula senza un avallo completo della commissione e senza un mandato al relatore, serve un momento di riflessione ulteriore”, ha concluso Rizzetto, rispedendo la legge nel limbo.

La furia delle opposizioni: “Governo e maggioranza scappano ancora una volta”

Una mossa che ha mandato su tutte le furie le opposizioni. “Ci risiamo, scappate un’altra volta, come ogni volta in cui c’è una difficoltà”, ha commentato Fratoianni, “lo avete fatto sul salario minimo, siete scappati sulla liberazione di un torturatore. Come ogni volta in cui bisogna confrontarsi con la realtà e bisogna dare risposte non tanto all’opposizione ma al Paese e agli italiani”.

Schlein: “Sui diritti dei lavoratori scegliete l’insabbiamento”

Sul tema è intervenuta anche la segretaria Pd, Elly Schlein: “La destra fa sempre la stessa mossa: quando si tratta dei diritti di chi lavora, sceglie sempre la strada dell’insabbiamento, del rinvio, della fuga. Stesso copione del salario minimo: non hanno avuto il coraggio di bocciare la proposta delle opposizioni sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e dunque hanno deciso di non decidere”.

Per la leader Pd “la settimana corta è la bussola che in tutta Europa sta guidando le grandi democrazie. Persino Giorgia Meloni oggi fa fatica ad andare contro una domanda che viene da lavoratori e imprese. Continueremo a incalzarli: abbiano il coraggio di fare una proposta e aprire un confronto”.

La promessa (non mantenuta) di Durigon

“Alla luce di questo voto chiediamo al presidente della Camera di convocare al più presto una conferenza dei capigruppo”, ha tuonato la dem Chiara Braga, “Abbiamo presentato questa proposta un anno fa, la abbiamo calendarizzata utilizzando gli spazi garantiti alle opposizioni, il sottosegretario Claudio Durigon aveva detto che avrebbe presentato una proposta a gennaio, siamo a febbraio e chiedete il ritorno in commissione”.

Il riferimento è alla promessa fatta mesi fa da Durigon durante i lavori in commissione che il Governo si sarebbe riservato di valutare soluzioni per andare avanti nell’esame del testo. Valutazioni mai arrivate e promessa disattesa. “Non avete idea di come risolvere il problema dei salari e non avete neanche il coraggio”, ha continuato Braga, “Non è accettabile che tutte le proposte delle opposizioni facciano questa fine, vengano spedite in soffitta e venga stravolto costantemente il calendario deciso in capigruppo. Non potete umiliare così il Parlamento”.

M5s: “Il rinvio della settimana corta è l’ennesimo svilimento del Parlamento”

Sulla stessa linea M5s: “Dopo questo ridicolo rinvio in commissione sul tema della settimana corta, vogliamo una capigruppo. Abbiamo un’Aula vuota perché la maggioranza sta già andando a mangiare”, ha attaccato il capogruppo Riccardo Ricciardi, “D’altronde l’esempio è quello di Meloni, che scappa continuamente nonostante i problemi, perché preferisce stare sui social”.

“Questo è il modus operandi di questa maggioranza”, ha aggiunto, “È inaccettabile e gravissimo che si stigmatizzi il dibattito parlamentare, parlando di ‘propaganda d’Aula’. È l’ennesimo svilimento di questa istituzione”. Per il collega pentastellato, Davide Aiello “la maggioranza è divisa, visto che il sottosegretario Durigon si era impegnato a portare una proposta su un tema che vede favorevoli 8 italiani su 10”.

Solo la meloniana Lucaselli prova a difendere il rinvio

Alla bordata di critiche, la maggioranza ha risposto con un silenzio imbarazzato (e imbarazzante). L’unica voce che si è levata a difesa della “grande fuga” è stata quella della meloniana Yleja Lucaselli: “La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario è una sperimentazione che di fatto è già in atto e ci sono accordi sottoscritti, ma questa pdl chiede un’altra cosa” ha detto e “le valutazioni vanno fatte ma guardando anche ai conti”, ha concluso.