L'Editoriale

Giorgia fa la storia al contrario

Giorgia fa la storia al contrario

Giorgia fa la storia al contrario

Per la prima volta dal 2012, da quando aveva iniziato a risalire la china con un balzo di 14 punti, l’Italia fa segnare un calo, con due punti persi, nell’Indice di percezione della corruzione. Che colloca, per il 2024, il nostro Paese al 52esimo posto (su 180 nazioni) nella classifica mondiale e al 19esimo in quella dei 27 Paesi dell’Unione europea. Un’inversione di tendenza che, secondo Transparency International, va imputata anche alle “più recenti riforme e alcune questioni irrisolte” che “stanno indebolendo i progressi” fatti negli ultimi anni.

Più nello specifico, riguardo all’Italia, se “il sistema nazionale, negli ultimi tredici anni, ha innescato positivi cambiamenti”, rileva Transparency citando in proposito misure come le leggi anticorruzione (Severino, ndr) e sul whisteblowing, oltre all’azione dell’Anac “che negli ultimi anni ha rafforzato la disciplina sugli appalti”, creando anche “un database pubblico”, a destare preoccupazione sono invece alcune criticità tuttora irrisolte. E che incidono “negativamente” sulla “prevenzione della corruzione nel settore pubblico”.

A cominciare dalla mancanza di una normativa seria “in tema di conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato” e “in materia di lobbying”, fino ai reiterati rinvii sul “registro dei titolari effettivi” che rischiano di “limitare l’efficacia delle misure antiriciclaggio. Il tutto mentre non sono ancora entrate a regime riforme varate dal governo in carica, come l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, un reato spesso sentinella di crimini più gravi, come la corruzione (quando l’atto illegittimo rappresenta la contropartita di una mazzetta) o quelli tipici della criminalità organizzata.

Oltre ad altre riforme in itinere, a partire dalla stretta sulle intercettazioni (l’obiettivo è limitarne l’impiego a 45 giorni), mezzo di ricerca della prova fondamentale negli stessi reati. Tutte misure che non lasciano intravedere niente di buono neppure per il report di Transparency del prossimo anno. Anzi. Mica male per il governo Meloni: voleva fare la storia e in effetti la sta facendo. Anche sul fronte della lotta alla corruzione. In negativo però.