La maggioranza è pronta a chiudere un altro capitolo della sua riforma della giustizia, introducendo la stretta sulle intercettazioni, limitate a 45 giorni salvo alcune – rare – eccezioni. Il ddl Zanettin, approvato a ottobre 2024 dal Senato, approderà questa settimana in commissione Giustizia alla Camera. “Il colpo finale che metterà ko le intercettazioni”, lo definisce la deputata Valentina D’Orso, capogruppo M5S in commissione Giustizia a Montecitorio.
La stretta sulle intercettazioni si avvicina, riparte alla Camera il ddl sul limite dei 45 giorni
La norma era stata approvata tra le proteste a Palazzo Madama e ora il copione potrebbe ripetersi, con le opposizioni che denunciano il rischio di rendere impossibili indagini attraverso le intercettazioni con il limite dei 45 giorni, che non varrà per reati particolarmente gravi come mafia e terrorismo. D’Orso parla di un “limite incredibile e sconcertante” con i 45 giorni che saranno “prorogabili solo a condizioni molto stringenti”. Insomma, per la deputata pentastellata “arriva la mannaia che di fatto toglie alla magistratura questo strumento investigativo irrinunciabile per tanti reati gravi e gravissimi. Come è stato detto nelle audizioni, siamo ad una sorta di divieto di indagare”.
Per D’Orso questo ddl andrebbe “soppresso per intero e chiuso a chiave per sempre”, ragione per cui promette battaglia con l’obiettivo di “sottrarre alla tagliola dei 45 giorni tutti i reati per noi assolutamente prioritari come la corruzione e gli altri contro la Pa, i reati di violenza di genere e tutti quelli di grande allarme sociale come pedopornografia, omicidi, estorsione, usura, traffico di organi e di stupefacenti, truffa”.