Il caso Almasri e il rilascio del torturatore libico da parte dell’Italia verranno approfonditi dalla Corte penale internazionale. In particolare, “la mancata osservanza da parte di uno Stato di una richiesta di cooperazione per l’arresto e la consegna da parte della Corte è di competenza della camera competente, vale a dire la Camera preliminare”.
Insomma, la Cpi, come conferma il suo portavoce, Fadi El Abdallah, sta indagando sul mancato rispetto del mandato di arresto da parte dell’Italia. Sulla base del Regolamento 109, spiega ancora, l’Italia “avrà l’opportunità di presentare osservazioni”. In ogni caso, al momento “non vi è alcun caso dinanzi alla Cpi contro alcun funzionario italiano”.
La Cpi apre un fascicolo sull’Italia per il caso Almasri
Non ci sono, quindi, al momento indagini specifiche contro la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, o i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, ovvero coloro i quali potrebbero essere competenti e aver preso una decisione sul caso.
Il regolamento 109 della Cpi citato dal portavoce dell’organismo internazionale serve a disciplinare i casi di una possibile mancata cooperazione da parte di uno Stato. In particolare il paragrafo 3 prevede che la Camera competente possa chiedere spiegazioni al Paese coinvolto.
Poi la Camera può valutare se portare la questione all’Assemblea degli Stati Parte o al Consiglio di sicurezza dell’Onu. In caso di condanna da parte della Camera, il fascicolo verrebbe trasmesso anche al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La procura di Perugia apre un’indagine sull’esposto del Dis
In Italia, invece, è la procura di Perugia ad aver iscritto “l’esposto del Dis su presunte rivelazioni di notizie riservate comunicate alla procura della Repubblica di Roma”. L’ufficio perugino ha quindi aperto un fascicolo, pur precisando che “non può essere riferito il contenuto dell’iscrizione né il registro in cui è stata disposta, trattandosi di informazioni coperte dal segreto”. Il caso nasce dal fatto che il Dis accusa i magistrati romani di aver consegnato ad alcuni giornalisti un’informativa dei Servizi.