A Gaza c’è la tregua, ma le stragi sono già avvenute. Che fine ha fatto la Corte Internazionale di Giustizia che doveva giudicare Israele per genocidio?
Elisa Zarro
via email
Gentile lettrice, la Corte dell’Onu, su denuncia del Sudafrica, ha ritenuto “plausibile” l’accusa di un genocidio in corso non dal 7 ottobre 2023 ma dalla nascita dello Stato d’Israele, che fu creato nel 1948 su un progetto detto sionismo. La causa impiegherà anni. Ma che si tratti di genocidio non c’è dubbio nella coscienza dei popoli, inclusi i tanti ebrei che hanno un’alta rettitudine morale. Potrei citare centinaia di ebrei che denunciano il genocidio, come per esempio lo storico israeliano Ilan Pappè, autore del libro La pulizia etnica della Palestina, o il filosofo e linguista ebreo americano Noam Chomsky o lo storico ebreo americano Norman Finkelstein, autore del bestseller L’industria dell’olocausto, o lo scienziato ebreo Albert Einstein e la scrittrice ebrea Hanna Arendt, che scrissero una lettera al New York Times nel 1948 accusando il neonato regime sionista di usare “metodi e ideologie ispirate al nazismo”, o potrei citare i 327 ebrei americani discendenti di vittime del nazismo che il 14 Agosto 2014 pubblicarono una lettera sul New York Times per denunciare “il genocidio dei palestinesi”. Ma preferisco cedere la parola a Hajo Meyer (1924-2014), un sopravvissuto dell’olocausto, ebreo tedesco naturalizzato olandese, medico e autore del libro La fine del giudaismo. Meyer ha scritto: “Se vogliamo rimanere esseri umani, dobbiamo alzarci in piedi e chiamare i sionisti per quello che sono: criminali nazisti”.