Una cosa è certa: la Legge bavaglio sulla pubblicazione delle intercettazioni, l’hanno voluta in tanti, ma tra questi non c’è l’Unione Europea. A ribadirlo il convegno “Legge bavaglio e libertà d’informazione”, tenutosi ieri a Roma su iniziativa della senatrice M5S Dolores Bevilacqua, vicepresidente della commissione Politiche UE del Senato.
Tra i relatori anche Vittorio di Trapani, presidente Fnsi, Alessandra Costante, segretaria Fnsi, Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei giornalisti e Paolo Corsini, direttore approfondimento Rai.
L’Unione non ha mai parlato di divieti di pubblicazione degli atti, anzi
Fulcro della riflessione, la risposta giunta dalla Commissione europea, interrogata sul modo nel quale la direttiva Ue 343 in tema di presunzione di innocenza sia stata recepita in Italia. In maniera del tutto sbagliata, secondo la Commissione, visto che tale direttiva afferma numerosi principi, ma non vieta certo di pubblicare atti pubblici come le ordinanze preliminari, integralmente o sotto forma di estratti, fino al termine dell’udienza preliminare. Tanto che per Bevilacqua, la scusa del “ce lo chiede l’Europa non regge”.
“Abbiamo rivolto il quesito alla Commissione che ci risponde che la direttiva non prescrive limitazioni specifiche per la pubblicazione da parte della stampa in tema di pubblicazione di atti, ma chiede solo che si rispetti la presunzione di innocenza”, ha spiegato l’eurodeputato M5s Giuseppe Antoci, uno degli autori dell’interrogazione alla Commissione sulla normativa. Per la collega Valentina Palmisano “il risultato raggiunto è importante innanzitutto perché abbiamo coinvolto la Commissione sull’interpretazione della direttiva dimostrando che è stata un pretesto, un appiglio per mettere il bavaglio ai giornalisti”.
Una norma voluta da Costa con un blitz
La capogruppo in commissione giustizia M5S Valentina D’Orso ha ripercorso la genesi dell’emendamento presentato quasi a sorpresa da Enrico Costa (“deputato all’epoca di Azione ma che oggi è tornato in Forza Italia”), durante l’esame della legge di delegazione europea nel dicembre del 2023: “Costa presenta in aula per la prima volta questo emendamento con un blitz che esclude il dibattito in Commissione e che almeno all’inizio sembra prendere di sorpresa (direi in maniera ipocrita) le forze di maggioranza. Che poi gettano la maschera”, ha detto D’Orso.
Tanto che il decreto legislativo approvato è andato anche oltre le intenzioni di Costa, “estendendo il divieto di pubblicazione a tutte le misure cautelari personali comprese le misure interdittive dai pubblici uffici” ha aggiunto.
Scarpianto: “La legge bavaglio è un abuso di potere della casta”
Per l’ex magistrato, ora senatore M5S Roberto Scarpinato “è un falso ideologico dire che il bavaglio sia stato fatto perché lo chiedeva l’Europa. Si tratta invece di un abuso del potere legislativo per proteggere interessi di casta. Trattano i cittadini come minus habens, evitando che possano accedere direttamente alla lettura delle ordinanze di custodia cautelare con la scusa che sarebbero tanto stupidi da non sapere distinguere una misura cautelare provvisoria da una sentenza”.
L’ex magistrato affonda: “Il nostro Paese è già al top per la presunzione di innocenza. Il divieto di conoscere direttamente il testo delle ordinanze lede anche la stessa presunzione di innocenza, perché è chiaro che senza il testo i giornali saranno legittimati a dare una narrazione colpevolista della persona accusata. Così come avverrà il contrario. Quale sarà allora la narrazione più aderente al vero?”.
Secondo Scarpinato quindi “ai cittadini viene impedito di leggere i virgolettati delle intercettazioni e di conoscere il reale funzionamento della macchina del potere dietro le quinte. Siamo davanti a un tassello di un complesso di norme espressione di una maggioranza al servizio di ristrette oligarchie ai vertici della piramide sociale. L’esatto contrario della democrazia”.
Per la presidente Floridia il “bavaglio” c’è anche in commissione di Vigilanza Rai
E di un altro bavaglio, questa volta politico, ha parlato invece la presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia: “Sono testimone diretta del bavaglio politico che sta subendo la Vigilanza. È la prima volta che si registra un vero e proprio bavaglio istituzionale. Proprio l’istituzione che dovrebbe intervenire per stigmatizzare episodi di censura sul servizio pubblico è silenziata da oltre 4 mesi a causa di un veto politico”. Il riferimento è alla paralisi della commissione dovuto all’incapacità del centrodestra di accordarsi per l’elezione del presidente Rai designata, Simona Agnes.
Contro la legge voluta da Costa e fatta propria dal governo Meloni, si sono espressi chiaramente anche ieri sia la Fnsi che l’Ordine dei giornalisti.