La Sveglia

Un torturatore liberato e chi salva vite spiato

Un torturatore liberato e chi salva vite spiato

Tra le persone informate da Meta di essere state spiate su WhatsApp c’è anche Luca Casarini, capo missione e tra i fondatori di Mediterranea, la ONG che si occupa di salvare vite in mezzo al mare.

Nel suo messaggio Meta consigliava di cambiare subito il cellulare e di rivolgersi ai propri consulenti, un team di ricerca basato all’Università di Toronto, “The Citizen Lab”. Quasi contestualmente testate e agenzie giornalistiche internazionali davano la notizia della violazione dei sistemi di sicurezza di WhatsApp che coinvolgeva 90 ‘target’ in tutto il mondo, in particolare attivisti della società civile e giornalisti.

Il software utilizzato per effettuare l’infiltrazione spyware – precisa la ONG – è chiamato ‘Paragon’ ed è messo a punto dalla società israeliana Paragon Solutions, che ha dichiarato di averlo fornito ‘al governo degli Usa e ad altre agenzie governative di intelligence di paesi alleati’. Non è la prima volta che giornalisti e attivisti che si occupano di migrazione finiscono in una torbida vicenda di intercettazioni abusive. Non è una novità nemmeno che le ONG siano da tempo nel mirino del governo e dei Servizi come già è accaduto negli anni passati con processi farseschi che si sono chiusi con un buco nell’acqua.

Intimidire spiare e delegittimare chi si occupa di persone migranti è un’abitudine da tempo. Resta una domanda sostanziale: il governo sapeva di questo spionaggio? C’entra qualcosa? Perché sarebbe davvero grave riportare in Libia i torturatori su un volo di Stato e intercettare illegalmente chi salva le sue vittime. O no?