Busta paga più bassa, il governo taglia gli stipendi di 1.200 euro e ammette: “Non è un errore”

Il taglio da 1.200 euro in busta paga per i redditi bassi "non è un errore", come ammette il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo.

Busta paga più bassa, il governo taglia gli stipendi di 1.200 euro e ammette: “Non è un errore”

Non è un errore. Lo dice chiaramente il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, riferendosi al taglio di 1.200 euro dell’ex bonus Renzi per i lavoratori con redditi tra gli 8.500 e i 9.000 euro. Insomma, se la busta paga di chi guadagna meno sarà ancora più bassa quest’anno non è un caso, ma è di fatto una scelta ben ponderata.

Il caso nasce dalla denuncia della Cgil che nelle scorse settimane ha spiegato come il nuovo meccanismo del cuneo fiscale comporterà una perdita in busta paga fino a 1.200 euro l’anno – di fatto due stipendi – per chi guadagna tra gli 8.500 e i 9.000 euro. Una notizia che era stata confermata dalla sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, e che oggi Leo non solo conferma, ma spiega pure che non si è trattato di un errore.

La toppa sembra peggiore del buco: pur di non ammettere un errore nella manovra, Leo dice che “tecnicamente non è un errore” e ammette – volutamente o meno è da capire – che si è trattato, di fatto, di una scelta del governo che ha così penalizzato i lavoratori con reddito più basso.

Busta paga più bassa, per il governo non è stato un errore

Sul tema il viceministro dell’Economia afferma che “si sta ragionando”, soprattutto in merito all’ipotesi di intervenire per evitare questo taglio. Però – spiega Leo – “tecnicamente non è un errore: l’anno scorso si pagavano tasse e nel momento in cui si pagavano allora interveniva il trattamento integrativo, ma quando non si pagano, allora può intervenire il trattamento integrativo? Tecnicamente no”.

Insomma, per il governo chi finora aveva diritto al trattamento integrativo dell’ex bonus Renzi ora dovrebbe perderlo con il nuovo meccanismo del cuneo fiscale. Con la trasformazione del taglio da contributivo a fiscale, questi lavoratori rientrano nella fascia degli incapienti e vengono quindi esclusi dall’integrazione economica.

Resta quindi da definire sia se il governo interverrà sia quale potrebbe essere, in tal caso, la soluzione da mettere in campo per i redditi bassi che nel 2025 perdono il contributo integrativo da 100 euro al mese. Certo è che stando alle parole di Leo l’errore non c’è stato e non è quindi detto che si voglia porre rimedio.