Altro che risposta decisa, l’Ue si è già piegata a Trump sui dazi

L'Ue promette una risposta decisa agli eventuali dazi Usa, ma intanto si è già piegata a Trump su gas e armi.

Altro che risposta decisa, l’Ue si è già piegata a Trump sui dazi

A parole la risposta sarà decisa. Nei fatti, però, l’Ue sembra già pronta a piegarsi a Donald Trump pur di evitare una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Il vertice di lunedì sui dazi che gli Usa potrebbero imporre all’Europa ha visto gli Stati divisi. La politica commerciale è competenza della Commissione e per questo è Ursula von der Leyen che prova a dettare la linea, parlando della necessità di un “dialogo robusto ma costruttivo con gli Stati Uniti”.

La presidente della Commissione assicura che l’Ue “risponderà con fermezza”, se necessario. Ma Bruxelles si aspetta anche che Trump, alla fine, tratterà come fatto con Messico e Canada. Ma se la Francia si dice favorevole a ritorsioni europee in caso di dazi, la realtà è che Bruxelles, per ora, in parte ha già ceduto. Di fatto nel summit di lunedì i leader europei si sono già piegati a Trump, sostenendo la necessità di un maggiore impegno per l’acquisto di gas e di armi dagli Usa, proprio come vuole il tycoon. Praticamente è la condizione minima posta da Trump per aprire un negoziato sui dazi. L’obiettivo del presidente Usa è che l’Ue acquisti armi e gas liquido americani per riequilibrare la bilancia commerciale.

Altro che risposta decisa sui dazi, l’Ue già in ginocchio da Trump

La rappresentazione plastica di come l’Ue sia pronta a cedere viene dall’Italia e dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che sembra schierata più con Trump che non con l’Ue e gli interessi degli italiani. Lo dimostrano anche le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, secondo cui “l’Ue deve instaurare subito un dialogo costruttivo con Washington per realizzare una nuova cooperazione strategica che rafforzi il rapporto” su energia e difesa, evitando “una guerra commerciale”. D’altronde Meloni dice chiaramente di voler negoziare, nonostante a rischiare di rimetterci di più sia proprio l’Italia. Anche sul fronte su cui l’Ue vuole accontentare Trump: gas e armi.

Se sul gas liquido, che però ci costa caro, gli stoccaggi europei in affanno fanno pensare alla necessità di rifornirci dagli Stati Uniti, ben diverso sembra il discorso sulle armi. Soprattutto per l’Italia. Basti pensare agli obiettivi fissati dalla Nato: Roma deve ancora raggiungere il 2% di Pil in spesa militare e già deve pensare a nuovi target quasi irraggiungibili, come il 5% di cui si parla negli ultimi giorni. Insomma, si cede su punti già critici sperando di ammorbidire Trump. Altro che risposta dura. L’opposto di quel che sta facendo la Cina, che non solo ha presentato un reclamo al Wto contro l’aumento delle tariffe americane del 10%, ma ha anche risposto con contro-dazi su diversi prodotti.