Trump annuncia aumenti dei dazi a raffica contro quasi tutti, adesso anche Messico e Canada. Questo significherà aumenti dei prezzi dei beni importati, che saranno pagati dai consumatori americani. Inoltre il vero problema degli Usa è l’enorme debito pubblico, in gran parte in mano a Paesi stranieri, tra i quali la “nemica” Cina. Per tagliare le tasse come promesso, Trump deve trovare altre entrate che non sembrino tasse.
Manlio Cruciani
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Gentile lettore, pazzie di Trump a parte, lei giustamente descrive le normali leggi dell’economia in un normale Stato. Ma l’America non è “normale” e lì le cose non funzionano così. Il debito pubblico significa poco se è finanziato da tutti i Paesi del mondo, che comprano dollari e investono in prodotti finanziari denominati in dollari. Sono dunque gli altri Paesi a ripianare il debito statunitense. In sostanza l’America deve solo mantenere la propria egemonia politica e militare e deve stimolare guerre e destabilizzazioni nel mondo. La conseguenza è che ingenti capitali, provenienti da Paesi vassalli o destabilizzati o sul punto di esserlo, acquistano dollari come bene rifugio. E quindi all’America non resta che stampare moneta di carta, che vale appunto quanto la carta, non essendo il dollaro più legato al cambio con l’oro fin dal 1971 (Smithsonian Agreement), quando Nixon sganciò la valuta statunitense dalla parità aurea. Finita la convertibilità, il valore del dollaro americano è stabilito in pratica dagli stessi Usa. In estrema sintesi, oggi i Paesi stranieri trasferiscono ricchezza reale negli Usa e gli Usa in cambio danno loro semplici foglietti di carta.
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