Un lapsus, una distrazione, oppure, la semplice verità sul disegno ultimo del governo Meloni? Sia quel che sia, ieri il capogruppo al Senato per Fratelli d’Italia, Lucio Malan, ospite al programma Start di SkyTg24 l’ha detto: bisogna abolire l’obbligatorietà dell’azione penale, perché la Riforma Cartabia non è sufficiente. Salvo poi, investito dalle polemiche, cercare una poco credibile retromarcia. Ma ormai il danno era fatto. Perché quelle poche parole sfuggite, confermano quanto denunciato da mesi da tutta la Magistratura (indipendentemente dalla corrente di appartenenza), ovvero che il governo – attraverso la separazione delle carriere – mira a sottoporre i pubblici ministri al controllo del potere esecutivo.
Così il pm finisce sotto il controllo del Ministro
Il passaggio è semplice: se l’azione penale non è più obbligatoria, i magistrati dovranno avere “direttive” su quali reati e chi investigare (e soprattutto chi no). E a chi toccherà dare tali direttive? Al ministro della Giustizia, naturalmente. E così il gioco è fatto, con buona pace di tutte le rassicurazioni del ministro ex pm, Carlo Nordio.
Ma cosa ha detto esattamente Malan? Intervenendo sulla scandalosa vicenda Almasri e sulla comunicazione (dovuta) ricevuta dalla premier Giorgia Meloni dalla Procura di Roma, il senatore, a domanda secca: “L’obbligatorietà dell’azione penale va affrontata nella riforma della Giustizia ed eliminata?”, ha risposto: “A questo punto forse sì, visto che nonostante la riforma Cartabia qualcuno continua a ritenere dovuto procedere alle indagini sempre e comunque”.
“La riforma Cartabia, entrata in vigore con decreto legislativo nell’ottobre 2022 e quindi non ha riguardato i precedenti governi, chiede maggiori garanzie – ha proseguito -. Già andava nella direzione di evitare che ci fossero queste iscrizioni nel registro degli indagati che già in passato abbiamo visto con Berlusconi. La cosa fu appresa dal Presidente del Consiglio dell’epoca non da un atto dell’autorità giudiziaria ma dal Corriere della Sera. In questo caso almeno è arrivato a Giorgia Meloni e ha preferito dirlo lei invece che venisse fuori da altre fonti”, ha concluso Malan.
L’inutile marcia indietro
A tarda serata, travolto dalle polemiche, il tentativo di metterci una toppa. “Non esiste alcuna volontà da parte di Fratelli d’Italia e del centrodestra di limitare la libertà della Magistratura, men che mai di assoggettarla al controllo del governo o più in generale della politica”, ha precisato, “mi sono riferito esclusivamente al presunto ‘atto dovuto’ compiuto dal procuratore Lo Voi, citando la legge Cartabia che ha chiarito ulteriormente che non c’è obbligo di iscrivere nel registro degli indagati chiunque venga accusato in una denuncia. L’obbligatorietà dell’azione penale non si tocca. È stata citata dalla giornalista, ma era al di fuori del contenuto di quanto io ho detto”. Troppo tardi, la frittata, a quel punto, era già fatta
Insorge il Movimento Cinque Stelle: “Almeno non si nascondo più”
Naturali le proteste delle opposizioni. “Alla fine l’hanno ammesso: governo e maggioranza vogliono mettere la magistratura, in particolare i pubblici ministeri, sotto il controllo della politica. Malan oggi ha candidamente detto che bisogna cancellare l’obbligatorietà dell’azione penale”, hanno attaccato i rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato, “A quel punto chi stabilirà quando e per quali reati si dovrà procedere? Naturalmente il Ministero della Giustizia e la maggioranza politica del momento. Piano piano emerge alla luce del sole il vero piano del governo Meloni sulla giustizia”.
Per i pentastellati “già pochi giorni fa un altro tassello si è incastrato, quando la maggioranza ha respinto l’ordine del giorno del Movimento 5 Stelle a prima firma D’Orso che impegnava il governo ad astenersi da qualsiasi iniziativa, legislativa e non, volta a indebolire o compromettere il principio della dipendenza funzionale della polizia giudiziaria dal pubblico ministero e il divieto di interferenza degli altri poteri nella conduzione delle indagini. Quantomeno adesso non si nascondono più dietro slogan vuoti e rassicurazioni di prassi. I cittadini possono prendere atto del fatto che il governo Meloni intende cancellare la separazione dei poteri sancita dalla Costituzione e lasciare che politici e altri poteri forti possano rimanere impuniti”.
Serracchiani: “Nordio contraddetto dalla sua maggioranza, come sempre”
Per la dem Debora Serracchiani “si affannava il ministro Nordio a dire in aula che nel suo nome mai il pm sarebbe finito sotto l’esecutivo. Ed ecco che come al solito il ministro viene contraddetto dalla sua stessa maggioranza. Avevamo detto che la strada era segnata e infatti ci ha pensato il capogruppo di FdI al Senato a gettare la maschera e a dichiarare che ora serve l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ecco il primo passo è fatto. Così i cittadini non saranno più uguali davanti alla legge e sarà l’esecutivo a dire contro chi procedere e per quali reati”.
Solo Italia Viva plaude all’iniziativa
Unica voce a favore delle parole di Malan tra le fila del’ “opposizione”, quella di Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, che ha applaudito il capogruppo FdI: “Se Malan dice il vero e Fratelli d’Italia è disposta a modificare la legge sulla separazione delle carriere eliminando l’obbligo di esercizio dell’azione penale, come noi abbiamo chiesto, ci fa piacere. Come sempre, rileviamo però l’uso personale, che Fdi fa delle norme. Noi siamo contro l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale perché lo reputiamo un principio sbagliato. Loro -garantisti a convenienza- perché in questo momento fa comodo”.