Hamas domani rilascia altri tre ostaggi mentre Israele libererà 90 detenuti. La tregua regge ma Netanyahu non la smette di martellare Gaza e la Cisgiordania

Hamas rilascia altri tre ostaggi e Israele libera 90 detenuti palestinesi. Ma Netanyahu non la smette di martellare Gaza e la Cisgiordania

Hamas domani rilascia altri tre ostaggi mentre Israele libererà 90 detenuti. La tregua regge ma Netanyahu non la smette di martellare Gaza e la Cisgiordania

Malgrado i timori per i blitz di Israele, che continuano a colpire la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, l’accordo per il cessate il fuoco con Hamas sembra reggere. Come avviene ormai da giorni, anche domani il gruppo terroristico rilascerà tre ostaggi: Ofer Calderon, Keith Siegel e Yarden Bibas. Quest’ultimo è noto per essere il padre dei due bambini rapiti insieme alla madre, che si ritiene siano morti durante questi quindici mesi di guerra.

Da parte sua, il governo di Benjamin Netanyahu rilascerà nella stessa giornata novanta detenuti – trenta per ogni prigioniero liberato da Hamas – tra cui nove palestinesi già condannati all’ergastolo e altri 81 che stanno scontando lunghe pene detentive.

Hamas rilascia altri tre ostaggi e Israele libera 90 detenuti palestinesi

Con il cessate il fuoco che continua a reggere e la prima fase dell’accordo ormai prossima alla conclusione, i mediatori egiziani e qatarioti intensificano gli sforzi per avviare al più presto i negoziati. Salvo imprevisti, Israele e Hamas dovrebbero concordare la seconda fase della tregua.

L’ultima novità su queste trattative è stata riportata da Axios: Gal Hirsch, incaricato dal premier Netanyahu di coordinare gli sforzi per la restituzione di tutti gli ostaggi del 7 ottobre 2023, si sarebbe detto ottimista sul futuro. “Siamo nella fase preparatoria per la prosecuzione dei negoziati e ci stiamo avviando verso la seconda fase, che credo si risolverà positivamente”, ha dichiarato Hirsch.

Tuttavia, le tensioni in Medio Oriente non sono affatto terminate. Malgrado l’ottimismo per i negoziati, permane il timore di una ripresa delle ostilità tra Israele e Hamas. Secondo il gruppo palestinese e i media locali, i raid e i blitz dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania – effettuati su base giornaliera- costituirebbero “evidenti violazioni dell’accordo per il cessate il fuoco”.

Anche ieri, infatti, il campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, è stato colpito. L’esercito israeliano (IDF) ha confermato l’operazione, affermando di aver “eliminato due terroristi”, ritenuti responsabili dell’uccisione del militare israeliano Liam Hazi il 21 gennaio scorso, appena due giorni dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco.

La tregua regge ma Netanyahu non la smette di martellare Gaza e la Cisgiordania

Quel che è certo è che nella Striscia di Gaza, nonostante la tregua – che si spera possa diventare definitiva – le condizioni di vita della popolazione restano drammatiche.

Proprio per questo, il segretario generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato un appello a Israele affinché rimuova il blocco all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), sottolineando che “non esiste alternativa all’Unrwa, che per decenni ha fornito servizi sanitari a Gaza e in Cisgiordania”. Secondo Ghebreyesus, “vietare il suo operato avrà conseguenze devastanti per milioni di palestinesi”.

Ma non è tutto. Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha lanciato un allarme per 2.500 bambini che necessitano di evacuazione immediata da Gaza per ricevere cure mediche urgenti. “Si tratta di bambini a rischio imminente di morte”, ha dichiarato Guterres, precisando che “alcuni stanno morendo in questo momento. Alcuni moriranno domani. Alcuni moriranno il giorno dopo” e avvertendo che “non c’è più tempo da perdere”.