L’Istat gela ancora una volta il governo. La crescita si è fermata, l’industria è in caduta libera e anche il mercato del lavoro comincia a registrare battute d’arresto. Nel quarto trimestre del 2024 il Pil italiano ha registrato una crescita congiunturale nulla, al pari del terzo trimestre, mentre è cresciuto dello 0,5% in termini tendenziali, rispetto cioè al quarto trimestre 2023. Nel 2024 la crescita è stata dello 0,5% rispetto al 2023.
Il Psb redatto dal governo a settembre indicava una stima grezza, non corretta per il calendario, dell’1% per il 2024 e dell’1,2% per il 2025. La variazione congiunturale sul terzo trimestre è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di un aumento in quello dell’industria e di una diminuzione in quello dei servizi.
Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta.
Campane a morto per il Pil 2024 e anche quest’anno non si ride
E se le campane suonano a morto per il 2024, la musica non è destinata a cambiare neanche per il 2025. La variazione acquisita del Pil italiano per quest’anno, sulla base delle stime diffuse per il quarto trimestre dello scorso anno, risulta nulla.
In Francia a sorpresa spunta un segno meno nell’ultimo trimestre dell’anno: -0,1%. Ma chiuderà il 2024 a +1,1%, più del doppio dell’Italia. Peggio di noi tra i big fa solo la Germania che registra un secondo anno di recessione.
Dicevamo dell’industria in picchiata. A novembre 2024, al netto della stagionalità, si registra il secondo mese consecutivo di crescita congiunturale per il settore industriale, mentre torna a scendere il fatturato dei servizi.
Il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, aumenta in termini congiunturali dell’1,5% in valore e dello 0,6% in volume. Per il settore dei servizi, si osserva una diminuzione dell’1,5% in valore e dello 0,5% in volume. Ma su base tendenziale, il fatturato dell’industria, corretto, registra una flessione del 2,6% in valore e del 2,1% in volume.
Fatturato in picchiato: crisi senza fine per l’industria
Gli indici corretti per gli effetti di calendario del fatturato in valore riferiti ai raggruppamenti principali di industrie registrano un incremento tendenziale per i beni di consumo (+1,2%), mentre si osservano flessioni marcate per l’energia (-9,3%) e i beni strumentali (-5,8%) e un calo più contenuto per i beni intermedi (-1,6%).
Nei servizi si registrano diminuzioni tendenziali dello 0,7% in valore e dell’1,0% in volume. Si rilevano cali consistenti nel commercio all’ingrosso (-3,7% in valore e -4,0% in volume); per gli altri servizi cresce il fatturato in valore (+3,3%) mentre è in flessione il volume (-0,1%).
Battuta d’arresto anche per l’occupazione
A dicembre, rispetto al mese precedente, il numero di occupati è sostanzialmente stabile, attestandosi a 24 milioni 65mila. Il tasso di occupazione cala al 62,3% (-0,1 punti). Nel confronto annuo, il numero di occupati supera quello di dicembre 2023 dell’1,2% (+274mila unità), sintesi dell’aumento dei dipendenti permanenti (+687mila) e del calo dei dipendenti a termine (-402mila) e degli autonomi (-11mila).
A dicembre, su base mensile, il tasso di disoccupazione sale al 6,2% (+0,3 punti). Su base mensile, indica inoltre l’Istat, l’aumento delle persone in cerca di lavoro (+5,8%, pari a +88mila unità) riguarda gli uomini, le donne e tutte le classi d’età ad eccezione dei 15-24enni. Il tasso di inattività cala al 33,5% (-0,2 punti).
La diminuzione degli inattivi (-0,5%, pari a -58mila unità) coinvolge entrambi i generi e i 25-49enni, mentre si registra un aumento nelle altre classi d’età. Invece, rispetto a dicembre 2023, diminuisce il numero di persone in cerca di lavoro (-11,8%, pari a -213mila unità) e cresce quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+1,4%, pari a +167mila).
Per non parlare della Cassa integrazione. Che nello scorso anno ha fatto segnare +20% rispetto al 2023.
‘’L’Istat ribadisce la stima preliminare di una misera crescita del +0,5% del Pil dell’Italia nel 2024. Siamo al dimezzamento delle stime del Governo, ormai sempre più scollate dalla realtà. Il Paese è stato affossato, risbattuto sotto la media dell’Eurozona e dietro tutti i nostri principali partner: la Francia cresce oltre l’1%, la Spagna oltre il 3%. Con Meloni e Giorgetti l’Italia va nel baratro. Non c’è un indicatore positivo e tutte le stime del Governo di questi anni sono state disattese”. Così il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S, che chiede al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di “venire immediatamente in Parlamento a riferire’’.