L’idea che Trump voglia occupare la Groenlandia, un pezzo di Danimarca, è preoccupante. Ma che può fare Copenhagen per difendersi? E l’Europa?
Emilia Doretti
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Gentile lettrice, dopo la telefonata di Trump alla Frederiksen (“una conversazione orribile”, l’ha definita la premier danese) non è possibile avere dubbi: se la Danimarca non si piegherà, e in fretta, a dazi e ricatti, c’è la reale possibilità che l’America invada la Groenlandia, cioè un pezzo di Danimarca, di Ue e di Nato. Cosa faranno a quel punto i servitori europei, tutti soci anche della Nato? Faranno la guerra agli Usa, bombarderanno Washington, Fort Campbell e San Diego? No, per carità, faranno finta di niente. A quel punto sarà chiaro che l’America, se vuole, può invadere qualsiasi Paese amico. Storicamente è la legge del contrappasso: quando l’America invadeva Libia, Siria, Iraq e Afghanistan, l’Europa applaudiva. Ora invece toccherà a un pezzo d’Europa essere invasa. Trump dice che “la Groenlandia è essenziale per proteggere il mondo libero. Noi possiamo proteggerlo. La Danimarca no”. È una motivazione applicabile a qualsiasi altra acquisizione territoriale, come lo è l’esportazione di democrazia. A proposito, la prossima potrebbe essere la Sicilia, una portaerei terrestre al centro del Mediterraneo, vitale per controllare Nord Africa e Medio Oriente. Perché gli Usa dovrebbero privarsene? Sì, dispongono già della base di Sigonella, comedispongono di una base in Groenlandia, ma la proprietà è un’altra cosa. Di fatto è cominciata l’èra del cannibalismo: come Crono mangiava i suoi figli, così l’America mangerà i suoi sciocchi alleati.