La crescita dell’inflazione ha vanificato l’aumento della ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2023. Secondo i calcoli di Banca d’Italia e Istat, alla fine del 2023, la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 11.286 miliardi di euro. Rispetto al 2022 è aumentata del 4,5% a prezzi correnti, collocandosi sui livelli più elevati dal 2005, primo anno a partire dal quale sono disponibili i dati.
“Tuttavia, valutata a prezzi costanti, la ricchezza netta è ancora inferiore a quella del 2021 di oltre 7 punti percentuali a causa della forte inflazione osservata nel 2022”.
La pubblicazione sottolinea quindi come la crescita del valore della ricchezza finanziaria netta nel 2023 sia riconducibile in larga misura all’andamento positivo dei mercati finanziari, che ha determinato oltre 300 miliardi di guadagni in conto capitale principalmente su azioni, quote di fondi comuni e riserve assicurative, più che compensando le perdite osservate nel 2022.
Il caro-prezzi divora ricchezza e reddito disponibile delle famiglie
I nuovi flussi di risparmio finanziario (61 miliardi) hanno contribuito all’aumento del valore della ricchezza finanziaria, seppure in maniera più contenuta rispetto al periodo pandemico. Peccato però che l’inflazione abbia rosicchiato tutto l’aumento. Idem sul fronte del reddito.
Nel 2023 le famiglie italiane hanno registrato un aumento del reddito disponibile ma inferiore all’inflazione. Il reddito disponibile pro capite – secondo i conti economici territoriali dell’Istat – è cresciuto a livello nazionale del 4,9%, con il Nord Ovest cresciuto del 5,7%, il Nord Est del 5,1%, il Centro del 3,9% e il Sud del 4,7%. Nell’anno i prezzi sono cresciuti in media del 5,7%.
Cresce il divario tra il Nord e il Sud del Paese
L’Istat conferma poi il divario Nord-Sud. Nel 2023 il reddito disponibile delle famiglie per abitante del Mezzogiorno si attesta a 17,1mila euro annui e si conferma il più basso del Paese: la distanza da quello del Centro-Nord, pari a 25mila euro, è superiore al 30%. E questo sebbene nell’anno il Pil in volume sia aumentato dell’1,5% nel Mezzogiorno, dello 0,7% nel Nord-ovest, dello 0,4% nel Nord-est e dello 0,3% nel Centro (+0,7% a livello nazionale).
Il Nord-Ovest resta al primo posto nella graduatoria del Pil pro-capite, con un valore in termini nominali di 44,7mila euro mentre nel Mezzogiorno il livello risulta leggermente inferiore a 24mila euro.
Economia sommersa al top nel Mezzogiorno
Nel Mezzogiorno si conferma, poi, la maggiore incidenza dell’economia non osservata. Che, definita dalla somma della componente sommersa e di quella illegale, nel 2022 ha rappresentato in Italia l’11,2% del valore aggiunto complessivo. L’incidenza sul Pil, in lieve aumento rispetto al 2021, è stata pari al 10,1%. L’economia non osservata ha un peso molto alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto.