Lo scandalo della ministra Daniela Santanché e le polemiche sulla trasmissione Report. Due vicende all’apparenza scollegate, ma che invece hanno profondi legami, visto che fu proprio una puntata di Sigfrido Ranucci ad alzare il velo su quanto accaduto nelle società della ministra. E di entrambi i casi abbiamo parlato con la presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia (M5s), che lancia l’ennesimo allarme per la paralisi che sta bloccando ogni attività dell’organo di controllo sul servizio pubblico.
Presidente, ieri Report ha gettato una nuova ombra sulla ministra Santanché, svelando il nome dell’uomo d’affari che avrebbe rilevato Visibilia qualche settimana fa (Altair D’Arcangelo, indagato per associazione a delinquere, evasione fiscale, frode, riciclaggio e autoriciclaggio), alla luce di questa ennesima rivelazione, la ministra dovrebbe andarsene?
Si. Ma non da oggi. Per me è inconcepibile che una ministra che ha mentito davanti al Parlamento come accaduto in occasione della mozione di sfiducia presentata dal M5s nel 2023 possa ancora sedere al suo posto. Ogni giorno passato da allora è un giorno di ritardo per le sue dimissioni.
Al di là della mozione di sfiducia presentata dai 5 Stelle, la premier Giorgia Meloni che chiedeva a suo tempo le dimissioni dell’allora ministra Josepha Idem, non dovrebbe per coerenza pretendere oggi quelle di Santanchè? Del resto, sembra che anche dalle parti della maggioranza se ne stiano rendendo conto?
Santanchè ha chiesto le dimissioni di chiunque quando era all’opposizione. Ora che toccherebbe a lei essere coerente è ancora lì. È proprio vero che chi non sa indossare la coerenza finisce per vestirsi di ipocrisia. E lo stesso vale per Meloni, il cui silenzio lascia basiti. Cosa sta aspettando a ‘dimettere’ la Santanchè? Cosa la spinge a lasciarla dov’è?
A proposito di Report, lei ha sempre difeso Ranucci & Company. Ieri i risultati degli ascolti hanno certificato che la trasmissione doppia la media degli ascolti di rete, perché secondo lei tanti attacchi alla trasmissione campione di share? Non le sembra che ogni lunedì mattina ci sia ormai la liturgia dell’attacco a Report per la puntata di domenica (e a volta anche prima della messa in onda…)?
Sì. Gli attacchi della politica a Report e al giornalismo d’inchiesta sono stucchevoli e qualificano chi li compie. In passato la trasmissione ha fatto inchieste anche sul M5S ma non ci siamo mai sognati di attaccarla. Io l’ho già detto e lo ripeto: ci opporremo con ogni mezzo a ogni ipotesi di Editto Bulgaro numero 2. Il Servizio pubblico e i cittadini non possono fare a meno di Report, del suo conduttore e della sua squadra.
Restando agli ascolti Rai, il servizio pubblico è in una spirale nera, superato regolarmente da Mediaset: il tracollo è dovuto all’incapacità gestionale degli attuali vertici (e dei dirigenti di TeleMeloni) o c’è dietro un disegno per farlo andare male?
Le ragioni non sono mai univoche. Io rifiuto l’idea di un disegno per fare male alla Rai per ragioni politiche. Dobbiamo anche essere onesti e dire che la Rai è fatta di professionisti e ci sono molte trasmissioni che battono regolarmente la concorrenza. Credo però che serva una profonda riflessione sui palinsesti e sull’identità delle reti. Perché ad esempio smantellare l’identità di Rai3 non giova a nessuno se non alla concorrenza. Liberare la Rai dai partiti e dai governi di turno significa donarle indipendenza e liberare le migliori energie.
Questione presidenza. Da mesi lei lancia l’allarme per lo stallo che sembra insuperabile e che blocca la Vigilanza anche per la “normale amministrazione”… Come se ne esce? Bisogna cambiare nome rispetto alla Agnes?
Spetta alla maggioranza trovare una soluzione, perché la legge parla a chiaro e prescrive un’intesa sul nome del presidente almeno con un pezzo di opposizione. Ma quello che è intollerabile è che l’attività ordinaria della commissione sia bloccata per il ricatto della maggioranza. Non possiamo fare audizioni, atti d’indirizzo, sopralluoghi nelle sedi periferiche, perché i partiti di maggioranza bloccano i lavori. È una emergenza democratica: così si umilia il Parlamento, i cittadini e il Servizio Pubblico. Ho già scritto ai presidenti di Camera e Senato.
Molti – nella maggioranza, ma anche nell’opposizione – parlavano di possibili accordi col Movimento per il via libera alla Agnes, in cambio di una poltrona al Tg3… Forse oggi quei “complottisti” sono stati smentiti, no?
Si, sono stati smentiti in maniera clamorosa. Proprio non ce la fanno a capire che l’unica cosa che ci interessa è fare una riforma in linea con i principi del Media Freedom Act europeo e capace di liberare la Rai dal governo di turno. È solo questo che muove le nostre azioni, ma per chi concepisce la politica e le istituzioni come un oggetto per “sfamare” qualcuno – uso i loro termini -, questo è incomprensibile.
Qualora si sbloccasse la questione presidenza, quali sarebbero le priorità per la Vigilanza, visto che i fronti aperti in Rai sono molteplici?
Le opposizioni chiedono, legittimamente, di audire i vertici, anche per affrontare il tema degli ascolti. C’è stato uno sciopero dei precari, la questione canone e in generale l’attività per garantire risorse certe al Servizio Pubblico, l’allarme amianto. Insomma i fronti aperti sono molti. Io comunque non mi rassegno a una commissione condannata all’immobilismo. Il prossimo 28 gennaio ho organizzato un nuovo incontro che fa seguito agli Stati Generali indetti a novembre scorso. Parleremo di informazione, in particolare di come la Rai racconta il mondo attraverso i suoi inviati e corrispondenti dall’estero, e lo faremo assieme ai direttori delle testate e a molti dei professionisti impegnati ogni giorno su questo fronte. Ho invitato a partecipare tutti i parlamentari, anche quelli di maggioranza. Chissà che non li aiuti a ricordarsi i propri doveri di parlamentare e di rappresentante dei cittadini in una commissione di garanzia come la vigilanza Rai.