Davanti all’ennesima operazione militare di Israele a Jenin, in Cisgiordania, la tregua con Hamas – che denuncia continue violazioni del cessate il fuoco da parte delle forze di Benjamin Netanyahu – appare sempre più a rischio. Nel corso dell’ultimo blitz, ribattezzato dall’Idf “Muro di ferro” in Cisgiordania, sono morte altre 13 persone. Secondo l’esercito dello Stato ebraico, l’operazione è stata lanciata per neutralizzare il cosiddetto Battaglione Jenin, composto da agenti affiliati a gruppi terroristici come Hamas e la Jihad Islamica Palestinese.
Cisgiordania, l’operazione militare “Muro di ferro” voluta da Netanyahu causa altri 13 vittime palestinesi. Ira di Hamas che parla di “violazioni dell’accordo di cessate il fuoco”
Proprio a causa delle operazioni militari ancora in corso, l’Idf ha ordinato a centinaia di palestinesi di abbandonare il campo profughi di Jenin. Con quanto sta accadendo, il campo profughi è ormai “quasi del tutto inabitabile”, secondo Roland Friedrich, direttore per la Cisgiordania dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Sempre secondo Friedrich, “almeno 2.000 famiglie sono state sfollate da metà dicembre a oggi” e “l’Unrwa non è stata in grado di fornire un servizio completo al campo durante questo periodo”.
I combattimenti, nonostante il cessate il fuoco, non si limitano alla Cisgiordania. Secondo quanto riferisce la rete qatariota Al Jazeera, le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco sui palestinesi nel campo di Shaboura, nella città di Rafah, uccidendo almeno una persona e ferendone diverse decine.