Sembra che il pressing di Donald Trump su Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky per porre fine alla guerra in Ucraina stia iniziando a produrre i primi effetti. Dopo un lungo silenzio, il leader ucraino, in un’intervista all’agenzia Bloomberg, si è detto disponibile a riaprire il “colloquio con Putin”, a condizione che il presidente Trump fornisca “precise garanzie di sicurezza” all’ex repubblica sovietica. Parole che sembrano aver preso in contropiede il Cremlino. Il portavoce Dmitry Peskov ha infatti dichiarato che il presidente russo “sta osservando molto da vicino tutta la retorica e tutte le dichiarazioni” provenienti da Washington, sottolineando che Putin è “pronto al dialogo” con il neo presidente americano, purché l’interlocuzione sia “paritaria e reciprocamente rispettosa”.
Tuttavia, Peskov ha precisato che, per ora, “siamo in attesa di segnali che non sono ancora arrivati”. Ma non è tutto. Dal Cremlino, la cui strategia sembra orientata a guadagnare tempo, sono piovute critiche verso Trump, che ha minacciato nuove sanzioni contro la Russia nel caso in cui Putin rifiuti di negoziare la fine delle ostilità. A riguardo, Peskov ha affermato: “Trump è stato il presidente che più spesso ha fatto ricorso a metodi sanzionatori. Questi metodi gli piacciono, o almeno gli sono piaciuti durante la sua prima presidenza, quindi non c’è nulla di nuovo da commentare”.
La posizione dell’Europa sui possibili negoziati per chiudere la guerra in Ucraina
Anche l’Unione Europea, dopo un lungo silenzio, si è espressa sull’eventualità di una trattativa di pace. La presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha avvertito il presidente americano e l’omologo russo che “nulla deve essere deciso sull’Ucraina senza l’Ucraina, e questo non è mai stato così importante, specialmente alla luce del messaggio di Trump a Putin”. Metsola ha inoltre sottolineato che “anche l’Europa deve sedersi a quel tavolo negoziale” per garantire un accordo equo.