È un episodio apparentemente minore, a cavallo tra cronaca e politica. In realtà è una delle spie più eloquenti dello stato di salute della democrazia o di quel che ne rimane. A Salò polizia e carabinieri si sono presentati a casa del regista Giulio Tonincelli per ordinare la rimozione della bandiera palestinese sul balcone e dello striscione con la scritta “Palestina libera”. Trovandosi il regista in Africa per lavoro, gli agenti sono stati ricevuti dai suoi genitori che si sono rifiutati di eseguire l’ordine. La madre ha chiesto quale legge lo vietasse e gli agenti, non sapendo rispondere, hanno “identificato” la coppia e se ne sono andati.
L’effetto minimo è stato comunque ottenuto: un’intimidazione per dissuadere altri da comportamenti simili e trasmettere nel contempo il sottinteso che chiunque esponga la scritta “Viva Israele” sarà tutelato dalle forze dell’ordine. Sarebbe superficiale ridurre la vicenda alla sbavatura di un qualche funzionario di polizia. Sono troppe le “sbavature”. Giusto per ricordare le più note, l’8 dicembre 2023 a Milano alla prima della Scala la polizia identificò lo spettatore che aveva gridato “Viva l’Italia antifascista”. Nella loggia Vip c’erano in grande armonia la senatrice ebrea Segre e la seconda carica dello Stato La Russa, noto collezionista di busti del Duce. È la stessa polizia che a Pisa e a Firenze, febbraio 2024, manganellò in modo selvaggio i ginnasiali 15enni che chiedevano “tregua a Gaza”. Ed è la stessa polizia che osserva placida le adunate fasciste a Predappio con tripudio di saluti romani.
Ci si chiede anche: qualcuno “identifica” i frequentatori dei circoli giovanili di FdI dove si levano lodi al Duce e al Führer e si fa il saluto nazista gridando “SiegHeil” (si veda l’inchiesta di Fanpage)? Impossibile nascondere la sensazione che le polizie si sentano autorizzate a tutto questo dal nuovo corso politico. Quanti definiscono esagerato pensare che l’attuale governo possa imprimere al Paese una svolta fascista, ricordino che i cambi di regime avvengono quasi mai con i golpe e quasi sempre con mutamenti striscianti nella società, accompagnati dalla compiacenza dei giornali e il conformismo di molti opinion leader. È certo che una metamorfosi sia in atto. Abbiamo scritto più volte sulla fine della democrazia occidentale, che non viene rimpiazzata da un dittatore in divisa militare come un Francisco Franco o un Pinochet, bensì da un regime illiberale. Oggi il camaleontismo è sottilemavediamo che sta svuotandola democrazia dall’interno. È come il fusto di un ulivo divorato dalla xylella: intatto all’esterno, ma vuoto e morto all’interno.