Da un lato, Donald Trump insiste quotidianamente – non senza dichiarazioni discutibili – sulla possibilità di giungere in tempi rapidi alla pace in Ucraina; dall’altro, l’Unione Europea vede ancora molto lontana la conclusione delle ostilità e, per questo, continua a parlare di armi per prepararsi allo scontro con la Russia. Sono lontani i tempi in cui gli Stati Uniti di Joe Biden e l’Ue si muovevano all’unisono per supportare la resistenza dell’Ucraina di Volodymyr Zelensky contro l’avanzata delle truppe di Vladimir Putin.
Come avviene da giorni, il nuovo inquilino della Casa Bianca spinge per riavviare il dialogo con lo zar, così da trovare una exit strategy per una guerra che appare sempre più senza via d’uscita. Un pressing costante sul quale, secondo il tycoon, sarebbe d’accordo anche Zelensky, che gli avrebbe detto di “volere la pace”, omettendo però che il leader ucraino parla sempre di un accordo “giusto” che preservi l’integrità territoriale dell’ex repubblica sovietica. “Me l’ha detto con forza, ma ci vogliono due persone per ballare il tango” e quindi “non potremo far altro che attendere e vedere cosa succederà”, ha aggiunto Trump.
Nell’attesa di sviluppi, l’inquilino della Casa Bianca non ha escluso “nuove sanzioni contro Mosca se la Russia non aprirà ai negoziati con Kiev”. Dichiarazioni che, per la prima volta, sembrano essere state recepite dal Cremlino. Il vice ministro degli Esteri, Serghei Ryabkov, ha infatti dichiarato che in Russia sono iniziati i “necessari preparativi interni” per organizzare “una telefonata tra il presidente Vladimir Putin e l’omologo americano Donald Trump”, aggiungendo che “quando sentiremo qualcosa di più chiaro e concreto da Washington, allora inizieremo a coordinare anche orari e questioni organizzative”. Insomma, un’apertura al dialogo che, però, ha infastidito il governo ucraino, il quale, sentendosi sempre più escluso, ha ribadito che “non accetterà imposizioni” che portino ad accordi svantaggiosi.
Trump crede nella pace in Ucraina, l’Unione europea no e rilancia la corsa agli armamenti
Ma il presidente degli Stati Uniti non si è limitato a parlare della possibile telefonata con Putin, tornando a bacchettare i Paesi Nato affinché “aumentino le loro spese per la difesa al 5% del PIL”, ribadendo che, se la richiesta non verrà esaudita, gli Stati Uniti potrebbero decidere di abbandonare il Patto Atlantico. Questa eventualità, sommata al rischio che gli Usa nei prossimi mesi possano ridurre o azzerare il proprio supporto all’Ucraina, ha spaccato l’Unione Europea.
I Paesi membri giudicano tali richieste irrealistiche, mentre l’Alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, ha affermato: “Ha ragione il presidente Trump: non spendiamo abbastanza per la difesa ed è tempo di invertire la rotta. Non c’è assolutamente alcun dubbio che possiamo fare di più per aiutare l’Ucraina. Con il nostro aiuto, possono vincere la guerra. L’unica lingua che parla Putin è quella della forza. L’UE ha forza e con questa dobbiamo forzare la sua mano per mostrargli che perderà”, ha concluso la diplomatica.
A supportarla, il commissario europeo per la Difesa, Andrius Kubilius, ha aggiunto: “Viviamo in tempi pericolosi e le nubi di guerra si stanno addensando sull’Europa, con gli attacchi ibridi di Mosca che stanno aumentando. Se non facciamo nulla, questi attacchi potrebbero essere seguiti da attacchi militari”. Kubilius ha poi sottolineato che ormai “non dovrebbero esserci dubbi sulle intenzioni di Putin, che potrebbe non fermarsi all’Ucraina. Vuole riportare indietro le lancette dell’orologio, non di 20 anni, ma di 40 o più, all’Unione Sovietica, all’Impero russo. È chiaro da tutto ciò che Putin e i suoi propagandisti dicono: potrebbe significare l’annessione e l’occupazione di parti dell’Europa”.