Non solo l’addio agli Accordi di Parigi e alla tassa minima globale sulle multinazionali. Lunedì notte il neo-presidente Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo che farà probabilmente uscire gli Stati Uniti anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità, come durante il suo primo mandato.
Nel documento si legge che l’abbandono è dovuto alla “cattiva gestione della pandemia di Covid-19 partita da Wuhan, Cina, e altre crisi sanitarie globali”, nonché alla “mancata adozione di riforme urgenti e all’incapacità di dimostrare indipendenza da influenza politiche inopportune di Stati membri”.
Trump ha poi accusato l’Oms di “continuare a chiedere pagamenti ingiustamente onerosi” agli Stati Uniti (“ho guardato quanto pagano gli Stati Uniti e quanto paga la Cina e qualcosa non andava”, ha dichiarato il tycoon).
Per l’addio definitivo all’Oms serve il sì del Congresso
Affinché la decisione diventi esecutiva, servirà l’approvazione del Congresso. Un via libera quasi certo, visto che l’Oms è stata oggetto di forti critiche da parte dei conservatori statunitensi per il suo “trattato pandemico”, volto a rafforzare la preparazione alle pandemie e a stabilire politiche legalmente vincolanti per i Paesi membri sulla sorveglianza dei patogeni, le profilassi vaccinali e il monitoraggio dei contagi. Un’interferenza e un attentato alla sovranità degli stati Uniti e alle libertà individuali, secondo The Donald.
L’Oms perderà il suo primo finanziatore
L’uscita degli Usa significherebbe per l’ Oms la perdita per suo primo finanziatore. Gli Sati Uniti nel biennio 2024-25 hanno infatti versato quasi 1 miliardo di dollari (su un budget totale di 6,5 miliardi), tra contributi fissi e contributi volontari. Washington nell’ultimo biennio hanno destinato all’agenzia 260 milioni di contributi fissi e 698 milioni di contributi volontari (la Bill and Melinda Gates Foundation è la prima tra i donatori, con 646 milioni nel biennio 24-25).
Come sono stati usati i contributi all’Organizzazione mondiale della Sanità
Risorse hanno finanziato per il 23,35% programmi per “l’accesso a servizi sanitari essenziali”, per il 23,05 la risposta a emergenze sanitarie “acute”, per il 18,43% il programma per l’eradicazione della poliomielite nel mondo, il 7,62% all’identificazione di minacce alla salute attraverso strumenti di sorveglianza, il 5,43% per i programmi di preparazione alle emergenze.
Quanto alle aree geografiche in cui sono state impiegate le risorse, circa la metà è stata divisa tra l’Africa e quella che l’ Oms classifica come regione Orientale del Mediterraneo, che si estende dalla Tunisia al Pakistan e in cui si situano alcune delle principali emergenze sanitarie globali: Sudan, Somalia, Siria, Palestina, Afganistan.
Se si concretizzasse l’uscita di scena degli Stati Uniti, due soggetti privati - la Bill and Melinda Gates Foundation e la GAVI Alliance (già nota come Global Alliance for Vaccines and Immunisation) – diventerebbero i principali finanziatori dell’Oms. L’Italia, con circa 70 milioni è oggi al 19° posto tra i finanziatori.
L’appello del direttore generale Ghebreyesus
L’annuncio del neo-presidente Donald Trump arriva in un momento critico: giovedì scorso il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva rivolto un appello alla comunità internazionale per 1,5 miliardi di risorse aggiuntive per rispondere alle crisi sanitarie senza precedenti.
Intanto in Tanzania scoppia l’epidemia di virus di Marburg
L’addio all’Oms comporta, tra le altre cose, che i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitensi (Cdc) non avranno più accesso ai dati globali forniti dall’agenzia. Per esempio non potranno avere notizie dirette sull’epidemia di virus di Marburg (Mvd), una febbre emorragica simile all’Ebola, dichiarata proprio ieri in Tanzania, dopo la conferma di un caso e l’identificazione di altri 25 casi sospetti nella regione di Kagera, nella Tanzania nordoccidentale.