Sessant’anni di abusi in Alto Adige, l’indagine choc sui preti pedofili

Un'indagine indipendente (voluta dalla Curia di Bolzano) svela sessant'anni di abusi sessuali dei preti altoatesini. Vescovi e vicari coprirono le violenze

Sessant’anni di abusi in Alto Adige, l’indagine choc sui preti pedofili

Sessant’anni di stupri e abusi. Nella stragrande maggioranza perpetrati ai danni di minorenni. È la sconvolgente realtà svelata dall’indagine commissionata dalla Diocesi di Bolzano e Bressanone su quanto avvenuto all’interno della Chiesa altoatesina tra il 1964 e il 2024, allo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera. Un rapporto reso noto ieri, dai contenuti inquietanti.

I numeri degli abusi

Secondo le risultanze dell’indagine nei 60 anni esaminati sono avvenuti 67 abusi sessuali, dei quali 59 ai danni di minorenni. Ad abusare sessualmente sarebbero stati 29 sacerdoti di età compresa tra i 28 e i 35 anni. L’età delle vittime minorenni, invece, variava tra gli 8 i 14 anni.

Le vittime sicure sono 59 e 41 i chierici sospetti

Nelle pagine redatte dallo studio legale – noto per aver già preparato studi simili sugli abusi nelle Diocesi di Colonia (2018) e Aquisgrana (2020), nonché per l’arcidiocesi di Monaco-Frisinga (2022) – si legge che gli indizi di possibili aggressioni sessuali portano il computo a 67 casi totali, con 59 vittime “provate” o “molto probabilmente” documentate e 16 i casi classificati come “non ancora risolti”.

Per i relatori in totale “sono 29 i chierici per i quali le accuse mosse sono dimostrabilmente vere o altamente probabili. Con riferimento ad altri 12 chierici, le accuse formulate non hanno potuto essere invece giudicate con il necessario grado di certezza. Il numero di chierici accusati complessivamente individuati dai relatori è quindi di 41”.

I vertidci della Diocesi sapevano degli abusi e coprirono i colpevoli

Oltre a stabilire le responsabilità individuali, il rapporto inchioda i vertici della Diocesi: “Va rilevato che questi fatti erano noti ai vertici diocesani per la gran parte (43%) già prima del 2010 e che la teoria degli autori isolati o delle pecore nere frequentemente sostenuta, soprattutto prima del 2010, ma in parte ancora oggi, non ha mai avuto sostanza”, si legge nel report.

Tra i casi, tutti presentati in forma anonima, viene citato l’esempio di un prete che era stato accusato già negli anni ’60 di aver abusato di alcune ragazze e che, dopo alcuni trasferimenti, è stato rimosso dall’incarico solo nel 2010. Un’altra vicenda agghiacciante è quella di una vittima di abusi che si è suicidata e il cui funerale sarebbe stato celebrato, tra le proteste dei fedeli, dallo stesso sacerdote abusatore.

Le violenze sono continuate senza soluzione di continuità fino al 2010, quando il vescovo Karl Golser istituì l’Ufficio del difensore civico e rimosse i sacerdoti sospetti dall’incarico. Ma nel periodo antecedente al 2010, “il vescovo e il vicario generale avevano reagito in modo per lo più inadeguato o inappropriato” ai casi di abuso.

Monsignor Muser: “Bisogna prendere sul serio questa terribile ferita”

L’attuale vescovo di Bolzano e Bressanone Ivo Muser, che a novembre 2023 aveva commissionato l’indagine indipendente, oggi ha definito la questione degli abusi una “zona oscura”. Per il Monsignore, “bisogna prendere sul serio questa terribile ferita che c’è all’interno della nostra Chiesa e della società” e l’indagine rappresenta “un primo passo all’interno di un cammino che deve portare un cambiamento di mentalità. Vogliamo che la Chiesa sia un luogo sicuro, soprattutto per i bambini, i giovani e le persone vulnerabili”, ha detto ieri.

Falsa testimonianza a favore del prete pedofilo: rinviato a giudizio il vescovo di Piazza Armerina

Ma se all’estremo Nord va male, non va meglio nel profondo Sud. Ieri infatti sono stati rinviati a giudizio il vescovo di Piazza Armerina (Enna) Rosario Gisana e il vicario giudiziale della Diocesi, Vincenzo Murgano, accusati di falsa testimonianza nell’ambito del processo sugli abusi sessuali compiuti dal sacerdote di Enna Giuseppe Rugolo, già condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi. I due avrebbero mentito in aula durante il processo a Rugolo.

La presunta falsa testimonianza riguarderebbe anche un’offerta di 25 mila euro fatta alla vittima, minorenne all’epoca dei fatti, per mettere a tacere le accuse mosse al sacerdote. Nel procedimento contro Rugolo è stata riconosciuta dal tribunale, la responsabilità civile della Curia di Piazza Armerina che non avrebbe preso le opportune precauzioni per evitare che Rugolo portasse a termine le sue condotte nei confronti di giovani frequentatori della sua parrocchia. E questo nonostante il giovane abusato si fosse rivolto ad alcuni sacerdoti e anche ai vertici della Diocesi, compreso il vescovo Gisana.