I pm al guinzaglio del governo: primo sì alla riforma sfascia-giustizia sognata da Berlusconi

Primo sì alla riforma costituzionale della separazione delle carriere. Festeggia la maggioranza (e parte dell'opposizione)

I pm al guinzaglio del governo: primo sì alla riforma sfascia-giustizia sognata da Berlusconi

“Una giornata storica per l’Italia e per il Governo. La Separazione delle carriere è stato uno dei grandi progetti di Silvio Berlusconi, che abbiamo realizzato mantenendo l’impegno preso con i nostri elettori”. Bastano queste poche parole del Ministro per le Riforme Istituzionali, Elisabetta Casellati, per spiegare perché ieri è stata una giornata infausta per la giustizia italiana.

Favorevoli alla separazione anche Azione e Più Europa

Il “grande progetto” del Cavaliere (e prima di lui del venerabile Maestro della P2, Licio Gelli) ha infatti fatto un passo avanti, con il primo voto alla Camera del ddl costituzionale che divide i magistrati tra inquirenti e giudicanti: 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti. Il centrodestra ha votato compatto, le opposizioni si sono divise: contrari Pd, M5S e Avs, mentre a favore si sono espressi Azione e Più Europa, con Italia viva astenuta (ma solo perché contraria al sorteggio dei componenti laici e togati dei due Csm).

La riforma passa ora al Senato per il secondo voto della prima lettura. Poi, trascorsi almeno tre mesi, dovrà seguire un secondo voto sia a Montecitorio che a palazzo Madama. A quel punto (in)giustizia sarà fatta e si andrà al referendum, visto che i 2/3 dei voti parlamentari saranno difficili da ottenere. E lì inizierà tutta un’altra partita.

Testo nato blindato e approvato blindato

Un testo nato blindato e che blindato è giunto in aula, con maggioranza e governo che hanno respinto tutti gli emendamenti delle opposizioni. Alle critiche sulla blindatura di una riforma costituzionale ieri ha replicato Maria Carolina Varchi (FdI): “Il ministro Nordio è stato attaccato quando ha parlato di ‘blindatura’, ma cos’è la blindatura se non un atto di responsabilità della maggioranza per gli impegni presi con gli elettori, che sono la nostra priorità?”.

Un primo via libera accolto con grande giubilo della maggioranza, con i leghisti che si scattavano selfie in aula (nonostante il dibattito fosse ancora in corso), ma anche da una parte delle “opposizioni”: “La separazione delle carriere è lo strumento che rafforza le garanzie costituzionali dei cittadini ed indebolisce il perenne spettacolo delle inchieste spettacolo”, ha affermato il presidente di Libdemeuropei Andrea Marcucci.

Nordio: “La madre delle riforme è un mio successo personale”

Tra i più soddisfatti, naturalmente, lui, l’ex pm padre del ddl, Carlo Nordio, che, rispondendo a Matteo Renzi nel Question Time al Senato, ha rivendicato “la madre delle riforme” come un “suo successo personale”. E ha aggiunto: “La magistratura oggi – questo ci tengo a dirlo da ex magistrato – è indipendente dal potere esecutivo, deve esserlo e lo resterà, ma non è affatto dipendente da se stessa. I magistrati dipendono oggi dalla sedimentazione correntizia che li tiene sotto tutela. In questo modo noi li svincoleremo, spezzeremo questo legame patologico che unisce elettore ed eletto e che trova la sua manifestazione più patologica nell’ambito della sezione disciplinare”.

Opposizioni all’attacco: “Sancito il primato della politica sulla magistratura”

E le opposizioni (quelle vere)? Non hanno potuto far altro che sottolineare il reale fine della riforma: “Questo Ddl avrà chiari e gravi riflessi sulla separazione dei poteri nella nostra Repubblica. Lo hanno detto anche esponenti della maggioranza affermando che il loro obiettivo è sancire il primato della politica sulla magistratura”, ha attaccato l’M5S Federico Cafiero De Raho.

“Vogliono che la politica possa controllare i giudici, vediamo se vorranno anche sottrarre la politica al controllo di legalità. Non a caso con le leggi del governo Meloni si pongono continui limiti all’uso e all’efficacia delle intercettazioni e si cancellano reati propri dei comitati d’affari, come l’abuso d’ufficio, limitando così le indagini su corruzione e mafia. La magistratura sarà sempre più debole rispetto alla politica e l’Italia verrà trascinata nel vortice della democrazie deboli”, ha aggiunto.

Per la dem Chiara Braga con la riforma “si attacca l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati, si apre la strada all’associazione del Pm al potere esecutivo, si persegue un modello che oggi è superato e messo in discussione in molti Paesi. Un altro provvedimento mosso da ideologia e da intento punitivo verso la magistratura è così che si avvicina l’Italia ai peggiori modelli illiberali amici della Meloni”.

Anm: “Una riforma sbagliata che toglie garanzie ai cittadini”

“Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per una riforma costituzionale che mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani. La separazione delle carriere determina l’isolamento del pm e ne mortifica la funzione di garanzia. Nel pieno rispetto delle scelte del legislatore vogliamo lanciare nuovamente l’allarme per i rischi che questa riforma porterà con sé”, scrive invece l’Associazione nazionale magistrati.