di Stefano Sansonetti
Una bella tegola sul piano di privatizzazioni messo a punto dal governo guidato da Enrico Letta. Le cessione di Sace, la società di assicurazione dei crediti all’export controllata al 100% dalla Cassa depositi e prestiti, è a rischio di danno erariale. E come tale, sin dalle sue prime mosse, la procedura è già entrata nel mirino della Corte dei conti. Davvero un brutto colpo per tutti i protagonisti che si stanno muovendo sulla scena, in primis per il governo che dal complesso delle privatizzazioni in cantiere si attende un incasso tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Il fatto, come è in grado di ricostruire La Notizia, è che due giorni fa si è tenuto un consiglio di amministrazione di Sace piuttosto turbolento. Innanzitutto è stata deliberata la distribuzione di un dividendo straordinario a Cdp per un miliardo di euro: cifra molto consistente, ma comunque inferiore rispetto a quelli che erano i desideri della società presieduta dall’ex ministro Ds Franco Bassanini, in vista di un’eventuale quotazione in borsa di Sace. Dopodiché, nella stessa sede, sono state sollevate parecchie obiezioni sull’operazione da parte del magistrato della Corte dei conti addetto al controllo sulla medesima Sace.
Il nodo
Cos’è che non quadra al giudice contabile? Nel mirino è finito il futuro incasso, con eventuale plusvalenza, della cessione di parte della società assicurativa guidata dall’a.d. Alessandro Castellano. Visto che a vendere è Cdp, controllata all’80% dal Tesoro di Fabrizio Saccomanni, è chiaro che il beneficio economico dell’operazione andrebbe a “premiare” anche gli azionisti privati della Cassa, ovvero le fondazioni bancarie socie con il 18,4% del capitale. Peccato, però, come ha ricordato il magistrato, che la Cassa abbia comprato poco più di un anno fa la stessa Sace dal Tesoro, sborsando 6 miliardi di euro. Rivendere la società di Castellano a così breve distanza di tempo, in pratica, fa sorgere un interrogativo di non poco conto: non è che l’operazione è stata in qualche modo approntata per avvantaggiare anche le fondazioni bancarie riunite nell’Acri di Giuseppe Guzzetti? A questo punto, ha finito il magistrato della Corte dei conti, sarebbe stato meglio per il Tesoro privatizzare direttamente Sace senza passare per la Cdp. I benefici economici si sarebbero prodotti solo per lo Stato, e non anche per azionisti privati come le fondazioni. Insomma, è proprio in questi passaggi che risiederebbe il rischio di danno erariale. Di più, a quanto pare la Corte dei conti ha proprio aperto un fascicolo per mettere a fuoco anche tutta l’operazione che più di un anno fa portò la Cassa ad acquisire dal Tesoro e dal ministero dello Sviluppo Sace, Fintecna e Simest. Una procedura che ha portato il dicastero di via XX Settembre a cedere queste partecipazioni a una sua controllata, appunto la Cassa, sfruttando la sua collocazione al di fuori dal perimetro del debito pubblico. Niente di più che un escamotage contabile. Naturalmente sui dubbi insorti a proposito della sua privatizzazione, La Notizia ha rivolto puntuali domande alla Sace, ricevendo come risposta un secco “no comment”.
Situazione tesa
Inutile dire che la prospettiva di danno erariale potrebbe essere un colpo molto duro per l’operazione-Sace. La Cassa, guidata dall’a.d. Giovanni Gorno Tempini, conta molto sulla buona riuscita della cessione della società. Si era parlato di una quota del 60%, ma in realtà sono in corso ragionamenti molto approfonditi su cosa convenga cedere ora del gruppo assicurativo. La Cdp sta scegliendo proprio in questi giorni l’advisor che si dovrà occupare della valorizzazione della partecipazione. Subito dopo l’annuncio di Letta, erano circolate voci su un possibile interesse di Generali, che adesso sembrerebbe essersi defilata, Allianz e Blackstone. Per non parlare, infine, dei complicati rapporti tra Cdp e Sace, in particolare tra alcune persone di spicco delle due società. Qualche mese fa era emerso il tentativo di Cassa di mettere le mani su parte delle cospicue riserve di Sace (circa 2,5 miliardi) per rafforzare il suo patrimonio. Blitz risultato piuttosto indigesto ai vertici del gruppo assicurativo (vedi La Notizia del 2 ottobre 2013).