Produzione industriale a picco, raggiunti i 22 cali consecutivi

Continua il tracollo della produzione industriale, al 22esimo mese consecutivo di flessione. Peggiorano anche le aspettative delle imprese.

Produzione industriale a picco, raggiunti i 22 cali consecutivi

La situazione non cambia. Il tracollo della produzione industriale in Italia continua inarrestabile e si accompagna a previsioni nefaste per l’economia del nostro Paese. Andiamo con ordine, partendo dai dati Istat riferiti a novembre 2024: l’indice destagionalizzato della produzione industriale fa segnare un incremento minimo (+0,3%) rispetto a ottobre, ma in termini tendenziali siamo al 22esimo mese consecutivo di contrazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario.

L’indice diminuisce in termini tendenziali dell’1,5% e su base trimestrale, nel periodo settembre-novembre, si registra un calo dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti. Sull’indice destagionalizzato mensile si registrano aumenti congiunturali per l’energia (+1,6%) e i beni di consumo (+0,9%). In flessione i beni strumentali (-0,6%). Rispetto all’anno precedente sale soprattutto l’energia (+4,3%), mentre calano i beni intermedi (-2,5%) e strumentali (-4,9%).

Le maggiori flessioni tendenziali si registrano per la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-15,5%) e per la fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,8%). Al crollo della produzione si accompagnano prospettive incerte per l’occupazione nell’industria, mentre le imprese sembrano più propense ad alzare i prezzi, come emerge dalla nota periodica dell’Istat sull’andamento dell’economia. A dicembre si conferma un peggioramento delle attese sull’andamento dell’occupazione soprattutto nella manifattura e nelle costruzioni.

Produzione industriale e fiducia delle imprese: prospettive zero

Una “Caporetto” secondo l’Unione nazionale consumatori o “una crisi nera”, come la definisce la senatrice del Pd, Annamaria Furlan. Per Pietro Lorefice, del Movimento 5 Stelle, non accenna a fermarsi quella che definisce una “emorragia” e per questo punta il dito contro il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, chiedendosi cosa faccia per fermarla.

Ma le brutte notizie non sono finite, perché l’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita della Banca d’Italia evidenzia un peggioramento dei giudizi sulla situazione economica del Paese nel quarto trimestre del 2024. Nel dettaglio, la percentuale di imprese che fornisce una valutazione negativa sale dal 21% al 30%. Il deterioramento dei giudizi viene registrato in tutti i settori. La domanda per le imprese si è indebolita soprattutto dall’estero e per il comparto dei servizi. Infine, le prospettive sulle condizioni operative a breve termine sono ritenute sfavorevoli a causa dell’incertezza economico-politica e dell’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche.