Il 2024 entrerà nei libri di storia come l’anno più caldo mai registrato, un tragico primato che conferma i dati preliminari diffusi alla fine dello scorso anno. Secondo il servizio europeo Copernicus Climate Change Service (C3S), la temperatura media globale ha superato per la prima volta i 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, con un aumento record di +1,60 °C. Una cifra che non solo infrange l’Accordo di Parigi, ma che segna un allarme globale per la crisi climatica.
Un’escalation senza precedenti
La temperatura media del 2024 ha raggiunto i 15,10 °C, con un incremento di 0,72 °C rispetto alla media del periodo 1991-2020. Ogni mese, a eccezione di luglio 2024, ha superato la soglia di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Particolarmente drammatico è stato il record del 22 luglio 2024, con una temperatura giornaliera globale di 17,16 °C. Gli ultimi dieci anni, dal 2015 al 2024, figurano tutti tra i dieci anni più caldi mai registrati.
Le regioni più colpite includono l’Oceano Atlantico settentrionale, l’Oceano Indiano e il Pacifico occidentale, ma anche aree continentali ad eccezione dell’Antartide e dell’Australasia. Il 2024 ha inoltre segnato stagioni record invernali, primaverili ed estive, con valori che hanno costantemente superato le medie storiche.
L’accumulo di calore non si limita a influenzare la temperatura atmosferica. Gli oceani hanno registrato temperature da record, con conseguenze devastanti sugli ecosistemi marini e sulla biodiversità. La barriera corallina, cruciale per la vita marina e per le comunità costiere, è stata ulteriormente compromessa. L’aumento delle temperature delle acque ha anche intensificato la frequenza e l’intensità di cicloni e uragani, aggravando i danni alle infrastrutture e causando migliaia di sfollati.
Conseguenze tangibili sulla salute e sull’ambiente
Non si tratta solo di numeri: il cambiamento climatico sta alterando gli equilibri fondamentali della vita umana. Secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), l’aumento delle temperature favorisce la proliferazione di malattie trasmesse da acqua, cibo e insetti. Virus come Zika, febbre dengue e malaria trovano un habitat ideale in un clima più caldo e umido. Le piogge intense e le alluvioni, ormai sempre più frequenti, contaminano le reti idriche e alimentari, diffondendo virus come Norovirus e Rotavirus.
Gli effetti sulla produzione agricola sono altrettanto devastanti. Il riscaldamento globale ha portato a raccolti più scarsi e a un aumento dei prezzi delle materie prime essenziali come grano, mais e riso. Queste difficoltà alimentano una spirale di insicurezza alimentare, che colpisce in modo sproporzionato le popolazioni più vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo. Anche le economie avanzate non sono immuni: l’aumento dei costi energetici e delle derrate alimentari si riflette in un’inflazione persistente che grava sui consumatori.
L’impatto non è solo fisico: emerge un fenomeno chiamato “solastalgia”, un’angoscia psicologica legata alla trasformazione dell’ambiente naturale. Eventi climatici estremi generano stress, ansia e, nei casi più gravi, disturbi post-traumatici. La perdita di habitat e il degrado ambientale erodono anche il senso di appartenenza e sicurezza delle comunità locali.
Una responsabilità collettiva
“L’umanità è responsabile del proprio destino”, ha dichiarato Carlo Buontempo, del Copernicus Climate Change Service, ECMWF. Mentre Samantha Burgess, Responsabile strategico per il clima, ECMWF ricorda come “Ogni anno dell’ultimo decennio è uno dei dieci più caldi mai registrati. Ora siamo sul punto di superare il livello di 1,5ºC definito nell’accordo di Parigi e la media degli ultimi due anni è già al di sopra di questo livello. “Un’azione rapida e decisa può ancora modificare la traiettoria del nostro clima futuro”.