Zelensky farnetica di vittoria, a Ramstein si parla solo di guerra

Da Ramstein solo parole di guerra: gli Usa annunciano altre armi a Kiev e Zelensky chiede agli alleati di inviare truppe in Ucraina

Zelensky farnetica di vittoria, a Ramstein si parla solo di guerra

Se qualcuno si aspettava che dal vertice del Gruppo di Contatto per l’Ucraina, tenutosi a Ramstein, in Germania, emergesse una qualche apertura alla pace con la Russia, è rimasto deluso. Anzi, dal summit, al quale hanno partecipato i ministri della Difesa occidentali, il segretario uscente alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, si è discusso esclusivamente di ulteriori forniture militari e della necessità di continuare lo sforzo bellico contro le forze di Vladimir Putin. A chiarirlo è stato proprio Austin che, in apertura della riunione, ha dichiarato: “Se Putin inghiotte l’Ucraina, il suo appetito non potrà che crescere”.

Un’affermazione che evoca l’ipotesi di un’escalation, sempre smentita da Mosca. Austin ha poi rincarato la dose affermando: “Se gli autocrati pensano che le democrazie perderanno la calma, rinunceranno ai loro interessi e dimenticheranno i loro principi, assisteremo solo ad altri accaparramenti di terre”. Per questo, ha aggiunto, è necessario far capire “ai tiranni che aggredire altri Stati non paga”. Il segretario ha anche lanciato una velata critica a Donald Trump, sempre più riluttante nel sostenere la resistenza di Kiev, avvertendo che “la sopravvivenza dell’Ucraina è a rischio” e, con essa, “anche la sicurezza dell’Europa, degli Stati Uniti e del mondo intero”.

Da Ramstein solo parole di guerra: gli Usa annunciano altre armi a Kiev

A queste dichiarazioni ha fatto seguito l’annuncio di un nuovo pacchetto di aiuti militari statunitensi all’Ucraina, del valore di 500 milioni di dollari, che include “missili aggiuntivi per la difesa aerea ucraina, munizioni supplementari e altro equipaggiamento per gli F-16 ucraini”. Questa linea bellicista ha trovato subito l’appoggio del segretario generale della NATO, Mark Rutte, secondo il quale la riunione di Ramstein è servita ad “assicurare che l’Ucraina abbia ciò che le serve in termini di equipaggiamento e addestramento per prolungare la battaglia e prevalere”.

Parole che hanno galvanizzato Zelensky, il quale, durante un punto stampa, ha anticipato la sua intenzione di ricandidarsi alle prossime elezioni ucraine, previste – salvo colpi di scena – a conflitto concluso. Il presidente ha inoltre dichiarato: “Quest’anno vogliamo stabilire un record nel numero e nella qualità dei droni che produciamo e riceviamo dai nostri partner. E ci stiamo concentrando sui droni di cui le nostre brigate hanno bisogno per mantenere la prima linea”. Zelensky ha poi aggiunto che, secondo lui, il modo migliore “per costringere la Russia alla pace” sarebbe dispiegare truppe occidentali in Ucraina, per svolgere una funzione di deterrenza.

Alleati in pressing su Trump

Al di là delle dichiarazioni provenienti dal summit di Ramstein, la sensazione è che la resistenza dell’Ucraina sia appesa a un filo. A pesare è l’imminente insediamento di Trump, che potrebbe realmente ridurre l’impegno americano nel conflitto, condannando Kiev a una possibile disfatta. Proprio per questo, il vertice è stato anche – se non soprattutto – l’occasione per lanciare messaggi al futuro inquilino della Casa Bianca. Zelensky, con ben poca convinzione, ha cercato di fare leva sul tycoon definendolo “un uomo di ferro” e affermando che il suo avvento rappresenta “un’opportunità” per fermare Putin.

Anche Rutte ha cercato di ingolosire Trump, sottolineando che un maggior investimento europeo in armi potrebbe essere facilitato da una liberalizzazione dell’industria della difesa americana. Ha dichiarato che “la spesa in armi degli europei negli Stati Uniti ammonta già a centinaia di miliardi di dollari, ma potrebbe aumentare significativamente se non fosse necessario ottenere l’approvazione del Congresso, del Pentagono e della Casa Bianca per gli acquisti”. Nonostante le smentite ufficiali, la possibilità di un disimpegno americano appare concreta.

A Bruxelles, l’Alta rappresentante per la politica estera dell’UE, Kaja Kallas, ha prima cercato di rassicurare, affermando di non credere che Trump voglia davvero abbandonare Kiev, e poi ha dichiarato che “l’Unione Europea è pronta ad assumere un ruolo di leadership” nel caso in cui il sostegno americano all’Ucraina dovesse venire meno. Tuttavia, secondo diversi esperti militari, un maggiore impegno europeo non solo potrebbe rivelarsi insufficiente, ma potrebbe addirittura esporre l’Europa a un conflitto diretto con la Russia e i suoi alleati.