Nella settimana di votazioni sulla Manovra in Commissione Bilancio della Camera sono andati in scena stop and go, riunioni di maggioranza e confronti accesi con l’opposizione, maxi-emendamenti ritirati e poi spacchettati e una decina – almeno – di riformulazioni di governo e relatori.
Un balletto indecente che ieri è terminato con l’approdo della legge di Bilancio nell’aula di Montecitorio. Un approdo accompagnato dal caos.
La Manovra arriva in un’aula semi-deserta
La seduta, convocata per le otto della mattina, è stata subito sospesa: nessun rappresentante del governo era presente. I lavori sono poi ripresi con l’arrivo della sottosegretaria all’Economia Lucia Albano. Immediata la protesta delle opposizioni.
“Presidente, dopo l’alba degli emendamenti viventi, il Governo si finge morto e non si presenta in Aula per la discussione generale della legge di bilancio? Altro che aspettare la bollinatura per rimandare, magari, il testo, l’allegato A, in commissione bilancio. Ma lei si rende conto della gravità istituzionale dell’assenza in quei banchi vuoti? Ci avete costretto a una discussione generale alle 8 di mattina e, poi, oltre a mancare le risorse per i servizi necessari, oltre ai tagli lineari, dobbiamo scoprire che mancano i soldi per le sveglie?”, ha attaccato Marco Grimaldi di Avs.
Seguito a ruota da Benedetto della Vedova (+Europa) che ha parlato di assenza “inqualificabile e gravissima”.
Entrambi hanno chiesto al presidente della Camera Lorenzo Fontana di convocare la premier Giorgia Meloni. Il dem Federico Fornaro, alla ripresa dei lavori, ha invitato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, a venire a “scusarsi”.
Le opposizioni al governo: “Siete senza vergogna”
“Assistiamo all’ennesima assoluta mancanza di rispetto nei confronti di questo Parlamento e chiediamo l’intervento di Fontana. In queste settimane abbiamo assistito a una gestione pessima dei lavori sulla legge di Bilancio, una confusione totale, con emendamenti che arrivavano all’ultimo minuto. Quasi certamente dovremo tornare in commissione e l’assenza del governo di stamani è la ciliegina sulla torta. Questo è il fantastico mondo di Giorgia. Nella vita reale, se un operaio arriva in ritardo rischia il licenziamento, mentre voi vi permettete il lusso di non presentarvi neanche. Mi sorge un dubbio: non è che gli esponenti di Governo non parlamentari e residenti a Roma stanno scioperando per non avere avuto l’aumento di stipendio come i non residenti? Compratevi una sveglia, siete senza vergogna. Maggioranza, governo: recuperate un minimo di dignità altrimenti andate a casa”, ha affermato in aula il deputato del Movimento 5 Stelle, Leonardo Donno.
Ma in Commissione il testo non è ritornato. La Ragioneria non avrebbe rilevato necessità di intervenire. Al contrario avrebbe individuato una sovra-copertura di 100 milioni di euro nel 2025 e altrettanti nel 2026.
Ad ogni modo, a un certo punto si sono palesati il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il collega Ciriani. Una toccata e fuga la loro.
Ciriani, ponendo la fiducia sulla Manovra, si è scusato personalmente e a nome del governo “per il ritardo con cui stamane sono iniziati i lavori” parlamentari.
La riunione dei capigruppo ha confermato il timing della legge di Bilancio in Aula che avrà l’ok entro questa sera per essere licenziata definitivamente dal Senato tra Natale e Capodanno.
L’ultima vergogna: sforbiciati i fondi per le strade per dirottarli sul Ponte
La Manovra rimpolpa le risorse per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Con una rimodulazione dei fondi all’interno dei vari capitoli di spesa dello Stato arrivano 1,5 miliardi di risorse in più che portano il totale della spesa a 13,5 miliardi.
Ma quello che fa scalpore è che le risorse nuove arrivano dalla voce destinata alle Regioni, alle province e alle città metropolitane per la manutenzione delle strade e per il miglioramento delle stesse previste nei Fondi di sviluppo e coesione.