Putin dice di essere pronto alla pace, ma poi lancia nuove minacce all’Ucraina e alla Nato

Putin dice di essere pronto alla pace e scarica il mancato accordo su Zelensky, ma poi lancia nuove minacce all'Ucraina e alla Nato

Putin dice di essere pronto alla pace, ma poi lancia nuove minacce all’Ucraina e alla Nato

Dopo quasi tre anni di sanguinosa guerra in Ucraina e ben poche iniziative diplomatiche, qualcosa sembra smuoversi. A lasciar intravedere una possibile exit strategy dal conflitto è stato il presidente della Russia, Vladimir Putin, che, nella sua conferenza stampa di fine anno, ha dichiarato che la sorte del conflitto sta cambiando “drasticamente” e che la Russia “si avvicina al raggiungimento dei suoi obiettivi prioritari”. Queste sono le ragioni per cui lo zar, come già affermato in passato, si è detto “pronto a negoziati, ma abbiamo bisogno che anche gli ucraini siano pronti a trattare e ad accettare compromessi”, aggiungendo che Mosca “non ha precondizioni”.

È difficile dire se l’apertura alla pace di Putin sia genuina o meno, un’incertezza confermata dalle ulteriori dichiarazioni del leader del Cremlino, che ha specificato che i negoziati potrebbero iniziare “sulla base degli Accordi di Istanbul, tenendo conto, però, della situazione sul campo di battaglia”. Ma non è tutto. Se da un lato Putin sembra tendere la mano a Volodymyr Zelensky, dall’altro continua a mostrare i muscoli con affermazioni che, più che distendere gli animi, sembrano destinate ad alimentare lo scontro. “Praticamente tutti i Paesi della Nato sono in guerra con noi”, ha dichiarato, aggiungendo di non essere sicuro che l’Occidente “abbia compreso fino in fondo i recenti cambiamenti nella dottrina nucleare” della Federazione russa.

Putin dice di essere pronto alla pace, ma poi lancia nuove minacce all’Ucraina e alla Nato

Che la situazione sul campo di battaglia stia rapidamente cambiando lo si intuisce anche dalle dichiarazioni di Zelensky, che ha ammesso che l’Ucraina “non ha le forze” per liberare il Donbass e la Crimea. Il leader di Kiev ha poi commentato con amarezza il possibile disimpegno americano dal teatro bellico, più volte annunciato da Donald Trump in campagna elettorale, sostenendo che “sarà molto difficile sostenere l’Ucraina senza l’aiuto dell’America”. Zelensky ha preannunciato un tentativo disperato — con un viaggio a Washington ancora da concordare — per convincere “il presidente Trump” a non tirarsi indietro dal conflitto.

In attesa di capire cosa farà il presidente eletto degli Stati Uniti, il cui insediamento è previsto per il 20 gennaio, l’Europa sembra decisa a continuare a supportare le truppe di Zelensky. In queste ore, il Regno Unito guidato da Keir Starmer ha annunciato una nuova fornitura di equipaggiamenti militari all’Ucraina per un valore di 225 milioni di sterline (equivalenti a 273 milioni di euro), comprendente “droni, sistemi di difesa aerea e munizioni”. Nel frattempo, i Paesi dell’UE, Italia inclusa, stanno preparando ulteriori pacchetti per l’invio di armi a Kiev. L’Unione Europea, tuttavia, continua a dimostrarsi incapace di proporsi come forza mediatrice.

Anzi, il capo della diplomazia dell’UE, Kaja Kallas, in un’intervista al Financial Times, ha criticato i leader occidentali, esortandoli a smettere di fare pressioni su Zelensky per avviare colloqui di pace. Kallas ha sottolineato che, al contrario, è necessario continuare a garantire la sicurezza dell’Ucraina: “Non ha senso spingere Zelensky a parlare quando Putin non vuole farlo (…) sostenere l’Ucraina ora è molto più economico che sopportare la guerra più avanti”.

Ma non è tutto. A Bruxelles si continua a dibattere sulla fase post-bellica e su come garantire la sicurezza dell’Ucraina. Il presidente francese Emmanuel Macron starebbe cercando di convincere altri leader europei a costituire una “coalizione di volenterosi” capace di mettere in campo una forza di peacekeeping. Tuttavia, la proposta è stata accolta con freddezza dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che ha dichiarato: “Ora lavoriamo per raggiungere il cessate il fuoco e avere una pace che non rappresenti una sconfitta per l’Ucraina, che è il Paese aggredito, mentre la Russia è l’aggressore. Noi siamo per tutelare sempre e comunque l’indipendenza di Kiev. Prima dobbiamo fare questo, poi si vedrà il da farsi”.