Il piano per l’Italia c’è e, di certo, i rapporti tra Stellantis e il governo ora sono più sereni. Ma parlare di un successo, nel giorno in cui viene confermato che il 2025 non vedrà nessun cambio di passo, è davvero difficile. Al tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy, il responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, ha illustrato i punti per il futuro del gruppo nel nostro Paese.
Il progetto riguarda tutti gli stabilimenti con l’obiettivo di aumentare i modelli in produzione, elettrici e ibridi, tutelando i livelli occupazionali. Il problema è che si parla di obiettivi a lungo termine e per il prossimo anno non cambierà nulla. Al vertice erano presenti i ministri Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone, oltre ai sindacati, i presidenti delle Regioni in cui ci sono gli stabilimenti e Anfia (l’associazione dei costruttori e dell’indotto dell’auto).
Il piano di Stellantis per l’Italia
Imparato ha assicurato un “forte impegno per l’Italia”, annunciando due miliardi di investimenti nel 2025 e altri sei di acquisti da fornitori che operano nel Paese. Il piano di Stellantis non prevede aiuti pubblici, garantisce, e riguarda ogni stabilimento in Italia fino al 2032. Ottime premesse, che si scontrano però con la realtà del prossimo anno, quando la produzione in Italia sarà “più o meno come quella del 2024”. Ovvero un completo disastro. Insomma, i lavoratori di Stellantis sono attesi da un altro anno di “sofferenza”, un anno “duro, tosto”. E poi solo nel 2026 ci si attende un +50% nella produzione. Senza alcuna ipotesi di fusione con Renault, assicura Imparato.
Un futuro con poche incertezze nell’immediato
Nonostante il prossimo anno da incubo, però, il governo esulta. E Urso annuncia il rifinanziamento del fondo automotive (tagliato dallo stesso esecutivo) con un totale – tra risorse proprie e quelle del Pnrr – che raggiunge gli 1,6 miliardi per il triennio dal 2025 al 2027. Nel 2025, spiega il ministro, verranno impiegati 1,1 miliardi che non andranno alla cassa integrazione o agli incentivi per gli acquisti, ma all’industria.
Insomma, tutto alle aziende e nulla a consumatori e lavoratori. Per avere maggiori dettagli su questi fondi, però, bisognerà aspettare il nuovo tavolo di fine gennaio. Concretamente, comunque, a cambiare è solo “l’approccio di Stellantis, ma non il merito”, come sottolinea Rocco Palombella, segretario generale Uilm. I tempi “sono troppo lunghi”, considerando che i nuovi modelli “non li vedremo prima della fine del 2025”.
Insomma, l’anno prossimo potrebbero restare cassa integrazione e contratti di solidarietà per i lavoratori. Il nuovo piano prevede la piattaforma Stella Smart a Pomigliano d’Arco dal 2028, la produzione della 500 a Mirafiori, la nuova centralità della sede di Torino, tre nuovi modelli a Cassino, due nuovi modelli a Melfi e il sito di alta gamma a Modena, oltre a programmi anche per Atessa e Termoli. Ma non subito. E intanto la crisi rimane.