Yang Tengbo, imprenditore cinese conosciuto nei corridoi del potere londinese come Chris Yang, non era solo un uomo d’affari con agganci internazionali. Era, secondo l’accusa, un agente sotto copertura per Pechino. Il Regno Unito si ritrova, oggi, con uno scandalo che tocca le sue vene più nobili e più fragili: la famiglia reale, i governi di ieri e le maglie larghe della sua sicurezza nazionale.
È il fratello di Carlo III, il principe Andrea, ad aver fatto da ponte – o forse da varco – tra Yang e le stanze più riservate del potere. Yang aveva accesso a residenze reali come Buckingham Palace e Windsor Castle. Riceveva deleghe personali per trattare con gli investitori cinesi. Ma in un documento ora esploso in pubblico, una lettera del 2016 firmata da Dominic Hampshire, consigliere di Andrea, ha il sapore della resa: “Lei siede in cima all’albero a cui molti ambiscono”. Il tono del messaggio, però, ha un’inquietante leggerezza: “Sotto la tua guida, abbiamo trovato il modo di far entrare e uscire persone rilevanti da Windsor, senza essere notati”.
L’agente H6 e i silenzi imbarazzanti
La storia non riguarda solo il principe caduto in disgrazia. Yang, oggi 50enne, ha incontrato anche ex primi ministri come David Cameron e Theresa May. Ha guidato la sezione cinese del programma Pitch@Palace, un progetto d’élite lanciato dal duca di York per promuovere start-up, mentre la sua Hampton Group firmava contratti con l’emittente statale cinese. Vent’anni in Gran Bretagna, un visto contestato, e poi l’espulsione: nel 2023, un tribunale ha stabilito che Yang rappresentava una minaccia per la sicurezza nazionale. Ora il velo è caduto: dietro l’imprenditore si nascondeva l’agente H6.
Yang nega ogni accusa: “Amo il Regno Unito come la mia seconda casa. Non farei mai nulla per danneggiare questo Paese,” ha dichiarato. Ma il caso, oltre le smentite, illumina un imbarazzo tutto britannico. Per anni, un presunto agente di Pechino ha coltivato rapporti con un membro della famiglia reale senza che nessuno alzasse un sopracciglio. Peggio ancora: Yang si muoveva in ambienti dove le strette di mano valgono più delle parole e dove i controlli, evidentemente, erano considerati un fastidio.
Il vuoto di sicurezza e il ruolo del principe Andrea
C’è un vizio antico che riemerge ogni volta che la storia si avvita attorno all’aristocrazia inglese. La leggerezza con cui l’establishment ha permesso a Yang di intrecciare relazioni è, ancora una volta, il risultato di una fragilità sistemica. Il sospetto è che, mentre Londra si preoccupava di guardare lontano, la minaccia fosse già dentro casa. Yang non è un caso isolato: i servizi di sicurezza britannici, negli ultimi anni, hanno più volte denunciato infiltrazioni cinesi nel sistema accademico, industriale e politico del Paese. Ma il caso del principe Andrea ha una risonanza particolare.
Parliamo di una figura già ingombrante per la Corona, un uomo già travolto dallo scandalo Epstein e costretto a dimettersi dai suoi doveri reali. Ora Andrea torna al centro di un nuovo ciclone, stavolta con implicazioni geopolitiche. Se le accuse contro Yang reggeranno, la domanda inevitabile sarà questa: come è stato possibile? Come può un uomo con legami con il Partito comunista cinese entrare ed uscire indisturbato dalle stanze più protette del Regno Unito?
Il governo britannico ha promesso controlli più stringenti. Ma l’esistenza di personaggi come Yang Tengbo è la prova di una rete d’interessi che non si fermerà facilmente. C’è un mondo fatto di connivenze, di incontri senza verbale e di porte che si aprono al di fuori dei riflettori. Ed è qui che Londra è stata infilzata come una preda ignara.